ALASKA ULTRASPORT 2002
Qui i reportage con tutti i collegamenti in diretta
Un sincero ringraziamento agli sponsor che hanno creduto in questa difficilissima avventura dandomi la loro disponibilita’ e fornendomi del materiale altamente tecnico che e’ stato efficacissimo e molto importante:
Un grazie veramente di cuore a tutti quelli che mi hanno scritto e a tutti gli amici che da anni mi seguono e mi aiutano dandomi il loro prezioso tempo.
E un abbraccio a Francesco Carloni, l'amico che da anni mi segue nei miei viaggi e tempestivamente aggiorna con perizia e professionalita' il mio sito.
Grazie a tutti, Mauri
15 marzo 2002 alle ore 18:30 Maurizio ed Eris sono arrivati a Nome dopo aver percorso i 1728 km della "Iditarod"
in 19 giorni, 6 ore e 30 minuti
Fino ad ora (febbraio 2010) questi sono gli unici 19 uomini al mondo che hanno attraversato l’Alaska, da Knik a Nome in MTB in inverno sul percorso della mitica IDITAROD.
Mike Curiak
Jon Kirschke
Greg Blackwell
Pat Norwil
John Stamstad
Michael Madden
Sam Newbury
Andy Heading
Alan Sheldon
Mark Vallely
Eris Zama
Maurizio Doro
Carl Hutchings
Jan Kopka
Jose Dundee
Peter Basinger
Rok Kovac
Kathi Hirzinger-Merchant (Donna)
Bill Merchant
Anchorage 18/03/2002 -- (ANC) Lat 61.12 N Long 149.55 W--Popolazione: 254849
SONO ANCORA BLOCCATO AD ANCHORAGE PER UNA INCREDIBILE NEVICATA DI 80 CM IN UNA SOLA NOTTE CHE HA MESSO K.O. LA CITTA' BLOCCANDO OGNI COMUNICAZIONE E VOLI DI PARTENZA E ARRIVO.
IN QUESTI GIORNI DOPO IL NOSTRO ARRIVO AD ANCHORAGE ABBIAMO SEGUITO TREPIDANTI L`AVVENTURA CHE STAVA PORTANDO A TERMINE ROBERTO, CONTINUAVAMO A TELEFONARE NEI VARI PUNTI DI CONTROLLO PER AVERE SUE NOTIZIE, SEGUIVAMO CON QUESTO TAM TAM I SUOI PASSI, IN QUESTO MODO VOLEVAMO SPINGERLO PIU' VELOCE PERCHE' ARRIVASSE PRIMA CHE LA TORMENTA LO COLPISSE, SAPEVAMO CHE LE CONDIZIONI STAVANO PEGGIORANDO E VOLEVAMO RIABBRACCIARLO PRIMA DI PARTIRE.
ROBERTO A FATTO UNA GRANDE AVVENTURA, NON VOGLIO PARLARE DELLA PARTE FISICA, SU QUESTO SAPPIAMO CHE SI ERA MOLTO ALLENATO, MA QUELLO CHE NESSUNO DI NOI SA; COME REAGISCE LA NOSTRA MENTE A TALI FATICHE E STRES, NEL CASO DI ROBERTO POI, LA COSA E` ANCORA PIU' DIFFICOLTOSA PERCHE' NELLA SUA SOLITUDINE LE SOFFERENZE E LE FATICHE CHE LO AGGREDISCONO POSSONO AVERE IL SOPRAVVENTO E CI VUOLE UNA GRANDE FORZA D`ANIMO E DI CARATTERE PER CONVIVERE CON LORO E CON LA NOTTE BUIA PER TUTTO QUESTO PERIODO.
NOI AMMIRIAMO, SI LA FORZA FISICA, MA QUESTA TUTTI POSSONO AVERLA , QUELLO CHE A MOLTI MANCA INVECE E` QUELLA FORZA INTERNA CHE TI SPINGE SEMPRE PIU' AVANTI E CHE ROBERTO HA DIMOSTRATO.
ROBERTO HA IMPIEGATO AD ARRIVARE A NOME A PIEDI 22 GIORNI, 6 ORE, 6 MIN.
UN APPLAUSO ANCHE ALLA CAPARBIETA' DEL GIOVANE ALEX BELLINI CHE NONOSTANTE I SUOI 23 ANNI HA DIMOSTRATO UNA TENACIA E DETERMINAZIONE VISTO LE DIFFICOLTA' DEL PERCORSO AD ARRIVARE A MC GRATH DOPO 600KM ESSENDO LA PRIMA VOLTA E NON AVENDO ESPERIENZA IN QUESTO AMBIENTE, RICORDIAMO ANCHE LA PARTECIPAZIONE DI DARIO VALSESIA CHE NON HA TERMINATO LA GARA E NON SAPPIAMO I MOTIVI , MA SICURAMENTE L`AMBIENTE L`AVRA' CONTAGGIATO E VORRA` RITORNARE PER VIVERE QUESTA ECCEZIONALE AVVENTURA.
BUONA FORTUNA A TUTTI
MAURI
Nome 16 marzo 2002 (1728 km)-- (OME) Lat 64.30 N Long 165.25 W -- Popolazione 3576 -- The end of the Iditarod Trail
Nome: 16 marzo 2002
Ieri, 15 marzo 2002 alle 18:30 ( locali ), è finita la nostra pazza corsa. Corsa che non poteva finire senza lasciarci un ulteriore segno della sua difficoltà e fino agli ultimi km ci ha mostrato la sua asperità e la potenza della natura che noi attraversavamo.
Siamo partiti alle 3 del mattino (15/03) da White Mountain, timorosi per la neve caduta nella notte. Appena entrati nel fiume invece lo strato era di pochi centimetri e su questo manto bianco si intravedevano le piccole orme dei cani appena partiti. Abbiamo seguito il fiume per un tratto e poi quando lo abbiamo lasciato la nostra pedalata è diventata sempre più faticosa. Con le nostre torce frontali illuminavamo solamente qualche metro davanti a noi senza renderci conto di quanto il terreno saliva, mentre la fatica cominciava a farsi sentire. Ad un certo punto è iniziata una discesa interminabile e a fatica abbiamo domato la bici con i freni, era come un cavallo imbizzarrito che scalciava da tutte le parti e a volte ci disarcionava facendoci volare nella neve fresca. Siamo saliti sulle prime colline e con il sopraggiungere dell’alba ci siamo accorti di essere in mezzo a monti desolati. In un continuo saliscendi la strada non finiva mai, la tappa era molto lunga (120 km), ma questo non ci spaventava perché era probabilmente l’ultimo giorno. Infine, una salita lunghissima di 5 km e noi come muli carichi abbiamo proseguito in modo costante spingendo la bici con i suoi 30 kg di carico. All’improvviso, la cima, e ci si presenta un paesaggio mozzafiato. Il mare. Il mare ghiacciato, immenso; sulla destra piccoli laghetti azzurri divisi da una sottile striscia di terra, il tutto a perdita d’occhio. Qualche fotografia, perché oltre che rimanerci nel cuore possa essere per chi sta a casa un momento di sogno.
Ci tratteniamo parecchio tempo ad ammirare questo quadro scambiandoci delle impressioni perché sappiamo che non lo vedremo mai più. Ci riempiamo di questo meraviglioso silenzio e poi giù in picchiata lungo il mare. Non c’è il sole, la giornata è grigia, ma siamo tranquilli, mancano 80 km.
Incominciamo ad attraversare un lago ghiacciato, tutto normale, l’abbiamo fatto tante volte. Intanto si è alzato un po’ di vento alle nostre spalle e pedaliamo in modo veloce, ma quando credi che le cose siano facili qui in Alaska può succedere l‘irreparabile. All’ improvviso il ghiaccio comincia a cedere sotto il nostro peso, affondiamo con i piedi nell’ acqua per 20 cm. La paura ci assale anche perché in quel momento il vento soffia fortissimo e ci spinge sempre più verso l’interno. Scivoliamo e non riusciamo a retrocedere mentre il lastrone di ghiaccio si inclina sempre di più. Siamo trascinati con la bicicletta, che lascio cadere per terra, uso un pedale come ancora per portarmi sul ghiaccio più solido, Eris si aggancia con una corda alla bicicletta e l’adopera come un sostegno per retrocedere. Il battito cardiaco sale alle stelle ed ora la neve ci soffia in faccia, siamo a pochi metri dalla costa ma ci sentiamo ancora in pericolo. Raggiungiamo quella lingua di terra fra mare e lago, non abbiamo voglia di commentare tutto ciò, e nemmeno c’è il tempo, perché si è alzata una vera tempesta di vento che fortunatamente ci spinge alle spalle, ma che rende la guida della MTB molto difficoltosa. La neve vola alta su tutta la pista, ci sono grossi cumuli farinosi che ci obbligano a spingere parecchio. Sembrava fossimo arrivati alla meta invece solo ora in queste condizioni ci rendiamo conto di quanto sia lontana. Ore ed ore di lotta, è una vera battaglia di cadute, scivoloni, di spinte, di veloci tratti alternati ad avanzate lentissime ed arriviamo all’ultimo ckeckpoint di Safety ed in mezzo a questo turbinio di neve sembriamo fantasmi comparsi dal nulla. I responsabili del checkpoint ci aprono subito la porta con segni di ammirazione per il coraggio, con questo tempo nessuno è sul percorso, neanche le motoslitte.
Il locale, che all’esterno sembrava insignificante, si presenta al suo interno come un vecchio saloon del far west. Sulle pareti e sul soffitto sono state fissate centinaia e centinaia di banconote da un dollaro con la firma di chi è passato da queste parti. Il bancone di legno è a forma di ferro di cavallo, gli sgabelli intorno e una vecchia cassa a manovella per i soldi, non so di quale epoca, ci fa venire voglia di entrare nello spirito americano. Dimentichiamo il dolore dell’esterno e ordiniamo uno sbrodoloso hamburger pieno di ketchup e mostarda con una bella birra fresca. Il tutto finisce troppo presto, mancano ancora 34 km e il nostro vento è ancora là fuori ad aspettarci. Non si è dimenticato di noi, ci vuole bene. Incontriamo le stesse difficoltà che ci accompagnano fino alle porte di Nome. Eccolo il famosissimo traguardo sotto l’arco di legno della IDITAROD, è lì in fondo al paese nella larga via principale con le case allineate di tantissimi colori, che sembra tratto da un vecchio film di pionieri, manca solo Jack London con il suo cane, ma gli altri elementi ci sono tutti.
Ci siamo anche noi in questo film, non sappiamo se siamo comparse o primi attori, ma certamente sappiamo che è la realtà. Non è un film, è una parte dura faticosa e indimenticabile della nostra vita, ci abbracciamo commossi, e qui finisce questa avventura.
Tanti chilometri, tantissime ore in bici, poche ore di riposo, tanto sonno, tanta stanchezza, tante sensazioni, tante vibrazioni, tanta paura, tanta gioia, tanta solitudine, tanta sofferenza, tantissima neve, tanto freddo, tanto vento, tantissima fame, tanto amore, un sogno unico: sono arrivato a Nome. In questi ultimi giorni mi avvicinavo sereno ed avevo sulle labbra sempre un leggero accenno di sorriso accompagnato da un piccolo nodo alla gola, e i vari disagi che vivevo sul percorso non mi sfioravano neanche da quanto ero inebriato per questa distesa di purezza bianca, intatta, sana, incontaminata, ingenua, che solamente noi uomini possiamo mantenere così.
Ho tantissime cose da raccontare, ma in questo momento sono come un bambino timido e non so come incominciare, ma forse le voglio tenere dentro di me.
Alaska, sei un grande Paese e mi hai offerto tanto. Spero un giorno di poterti riabbracciare cosi come ti ho conosciuto.
Grazie e buona fortuna. Mauri
Eris e le sue considerazioni
Sono arrivato, è finita, non sono neanche particolarmente entusiasta, sono solo felice di porre fine a questa estenuante sofferenza. Ho sempre saputo dentro di me che sarei riuscito ad arrivare a Nome, anche se era il secondo tentativo perché ero consapevole di avere la forza fisica e caratteriale per riuscirci. Non dovevo misurarmi con me stesso, conosco gia le mie misure di altezza e di peso, ma sono tornato di nuovo perché sapevo che l’Alaska mi avrebbe dato quello che cercavo, fatica, sofferenza, e tante emozioni.
Mi sono rimasti nel cuore e negli occhi paesaggi stupendi, silenzi e situazioni immaginabili con un popolo che ci accoglieva sempre in modo cordiale come viandanti dei secoli passati a cui offrire un ricovero e un pasto caldo.
Viandante, una parola sconosciuta nel nostro tempo moderno, era tutto ciò che cercavo e volevo.
Non so se ho conquistato l’Alaska attraversandola o l’Alaska ha conquistato me, ma certamente è rimasto un segno di rispetto per entrambi, per questo dico grazie Alaska.
Eris
White Mountain 14/03/2002 (1605 km) -- (WT MT) Lat 64.40 N Long 163.24 W -- Popolazione 209
White Mountain 0re 20:00
Dopo aver scritto l’ultimo pezzo, partiamo da Elim alle 8:00. E’ un po’ tardi , ma dopo i 150 km fatti la giornata precedente abbiamo deciso di dormire qualche ora di più. Entriamo subito sul mare e costeggiamo la scogliera percorrendo velocemente i primi 15 km. Poi all’improvviso una deviazione nell’entroterra che non ci aspettavamo. Il sentiero incomincia salire in modo costante e difficoltoso su queste ripide colline. Il primo villaggio che dovremmo incontrare è Golovin, che le nostre informazioni danno a soli 45 km. La pista continua salire, il cielo diventa sempre più grigio ed incomincia scendere una leggera nebbia. Si alza anche il vento, e quando siamo in cima alla collina più alta siamo nel pieno di una bufera. Inizia la discesa con il vento alle spalle, e tutto diventa più difficoltoso. Ci sono grossi cumuli di neve che sembrano muoversi sotto i nostri piedi, e frequenti raffiche di vento ci fanno cadere più volte. Con i freni tirati arriviamo di nuovo al mare. Qui sembra più tranquillo. Il trail è ghiacciato, e il vento soffia leggero alle nostre spalle, ma solo dopo qualche km ecco che aumenta sempre più violentemente e ci ritroviamo di nuovo nella tormenta. La neve è fittissima, tanto che a volte Eris scompare dalla mia vista a sole poche decine di metri da me. La neve si attacca su tutto il corpo, e percorriamo diversi chilometri come avvolti in un lenzuolo bianco. All’ improvviso tutto cessa e ci appare, come un miraggio, Golovin. Qui non ci fermiamo neppure, mancano solo 28 km per raggiungere il checkpoint di White Mountain dove speriamo di dormire nella scuola al caldo. Purtroppo in questa zona la neve è fresca e la temperatura e solo meno 2°C, perciò dobbiamo spingere la MTB per diversi tratti. Arriviamo così a White Mountain alle 6 del pomeriggio del 14 marzo. Andiamo subito dal direttore della scuola, che gentilmente si prodiga a recuperare il nostro pacco cibo dall’ufficio postale già chiuso. Alle 20:45 il responsabile ci consegna personalmente il pacco. Riposeremo qui per poco, domani sarà l’ultimo giorno con una tappa lunga (124 km), anche perché siamo arrivati qui con la neve soffice e fuori sta di nuovo nevicando. Credo che dovremmo spingere ancora parecchio.
Questa è stata una giornata molto particolare. Grandi nebbie, bufere, vento, neve, cadute, eppure tutto questo non mi ha fatto scordare la grande gioia, desiderio e determinazione che mi ha portato qui. Sto facendo una grande fatica, ma non me ne accorgo e lo rifarei ancora. La mente è una grande luce ed elabora grandi sogni e il fisico che deve stare al gioco, si deve allenare è la sua macchina. Ma solo una mente razionale e sicura, sensibile e delicata, può portare questa macchina al limite senza danneggiarla. NOME è vicina. Mi sento pronto. Mi sono allenato duramente per questo momento, per non arrecare danni al mio fisico, per gioire ed entrare ancora di più nella mia essenza. Questo “viaggio”, esplorazione di una piccola parte di un grande sogno che è la vita. Un amico oggi mi ha scritto: “ Non ci sono catene che fermino i sogni”.
Ciao a tutti e alla prossima da NOME. Mauri ed Eris
Elim 13/03/2002 (1531 km)-- (EE-lum) -- (ELM) Lat 64.37 N Long 162.15 -- Popolazione 281
Buon giorno. Sono le ore 7:00 del 14 marzo.
Stiamo partendo da Elim, direzione White Mountain. Ci stiamo preparando per uno degli ultimi avvicinamenti a Nome; alle spalle abbiamo una notte non certo riposante. Notte insonne, forse dovuta a tutta la stanchezza della giornata di ieri. Partiti da Shaktoolik, dovevamo attraversare uno dei percorsi più suggestivi su una lingua di mare ghiacciato che si collega al villaggio di Koyuk. Questa era la parte più temuta (80 km) di un tracciato sempre ed esclusivamente diritto, dove all’orizzonte non vedi nulla e se ti giri non vedi nulla. Il deserto bianco. Sei in mezzo al mare che incomincia a sgelarsi ed ogni tanto grosse spaccature, anche di qualche chilometro, segnalano che la primavera sta avanzando. Questa parte dell’Alaska dovrebbe essere la più fredda a causa del temibile vento siberiano, il Blizzard, che può arrivare anche a velocità di 140 km/ora portando la temperatura fino a meno 45°C-50°C; oggi invece il vento è quasi assente. Siamo solo due puntini neri in questo mare bianco piegati da un leggero vento contrario, e il fondo scorrevole della pista ci permette di viaggiare ad un buon ritmo. Arriviamo a Koyuk in sole 10 ore dopo aver fatto 94 km tutti sul mare ghiacciato.
Sono le ore 1 del pomeriggio del 13 marzo. Siamo a Koyuk in territorio eschimese. Il confine con gli indiani Athabascan finiva a Shaktoolik. Eris ed io andiamo subito a ritirare il nostro pacco di provviste al post office. La giornata è bella e non siamo particolarmente stanchi per cui decidiamo di non sostare e proseguire. Sulla pista, dopo un po’, il vento che avevamo contrario cambia direzione e ci spinge alle spalle e i km passano velocemente, più di come siamo abituati in questi giorni. Mancano ancora 72 km per arrivare ad Elim, ma decidiamo ugualmente di proseguire arrivandoci con poche difficoltà in sole 8 ore, facendo una media di 10 km/h. Un record. Elim ci si presenta all’ultimo momento dopo aver superato un costone di una montagna. E’ buio e sembra un piccolo presepe con poche case , tante luci e con la neve diventa ancora più suggestivo. Lungo questo tratto di pista avevamo fermato un ragazzo eschimese che con la sua motoslitta si stava dirigendo in paese. Abbiamo gentilmente chiesto che avvertisse il direttore della scuola che stavamo arrivando e di tenerla aperta. Quando arriviamo alle prime case del villaggio ritroviamo quel ragazzo che ci accompagna direttamente a casa del direttore. Una casa accogliente, dove sua moglie ci prepara subito degli spaghetti e dell’insalata, cosa che non mangiavamo più da 20 giorni. Poi ci accompagna a dormire nella scuola locale.
Ciao. Mauri
Shaktoolik 12/03/2002 (1360 km)-- (Shak-TOO-lick)--(SHAK) Lat 64.20 N Long 161.10 W--Popolazione 19
368 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 17:00 12/03 OUT h 2:45 13/03
Reportage del tratto Kaltag, Unalakleet e Shaktoolik
Sono le ore 4:30 del giorno 11 marzo. Ghidoni è pronto e impaziente di partire da Kaltag. Gli chiediamo di aspettarci, ma ci risponde che è già vestito e che lo raggiungeremo lungo il percorso. Ha già chiesto informazioni per non perdersi un'altra volta, e così lo vediamo sparire nel buio della notte fuori il villaggio. Poco dopo partiamo anche noi e seguendo i mark ci inoltriamo nel bosco. La notte è molto fredda , siamo a meno 20°C, andiamo molto veloci anche se il sentiero è molto stretto, ma molto pedalabile. Dopo circa 30 minuti non avendo ancora raggiunto Guidoni, incominciamo a cercare sulla neve le sue impronte con i faretti, ma non le troviamo. Ci sorge un dubbio: ha sbagliato ancora? Ha scelto una pista diversa? Non lo abbiamo più visto. La pista è un continuo saliscendi, divertente, ma impegnativo. Attraversiamo boschi di abeti e al sopraggiungere, alle nostre spalle, dell’ alba ci accorgiamo di essere attorniati da alte montagne e ci sembra di “ pedalare” in un nostro tipico paesaggio alpino. Il fondo della pista ci permette di andare molto veloci, ma questo tappa è molto lunga ( 145 km ) per cui decidiamo di fare una sosta dopo 70 km in una capanna che gli abitanti del luogo chiamano"Old Woman's Cabin". Vogliamo fare un pranzo completo e così prepariamo della pasta , carne e sciogliendo dell’alta neve ci facciamo un buon caffè con un cioccolatino come dolce. Questa “cabina” è disastrata, non ha serramenti e l’arredamento è molto spartano, ma ci accontentiamo. Ripartiamo e dopo neanche 1 chilometro cosa incontriamo? Un'altra"Old Woman's Cabin” . Perfetta , fatta con tronchi d’albero nuovi. Entriamo per la curiosità di vedere in che stato è ridotta. L’ ambiente è riscaldato , sedie e un tavolo, ci sono dei forellini ed un po’ di cibo a disposizione. Che rabbia. Usciamo e ci avviamo verso la nostra nuova meta con un paesaggio che muta in continuazione, pedalando su una larga pianura tra due dorsali montuose. La neve si fa più morbida, la MTB fatica ad avanzare, complicando il tutto. Ci sembra di non arrivare mai , ma avanziamo lentamente come le nuvole che si muovono nel cielo e con il tramonto ci regalano dei colori pastello delicatissimi che si riflettono sulla neve. Il trail ci fa seguire le anse di un fiume che formano degli otto. La meta è vicina, ma sembra di non arrivare mai. Finalmente intravediamo delle luci dell’aeroporto, e poi quelle della città che ci manda i suoi segnali. Una linea luminosa all’orizzonte che noi avviciniamo perpendicolarmente, ma sembra sempre lontana. Poi il freddo ci fa accelerare sempre con gli occhi fissi su quelle luci, e improvvisamente siamo inghiottiti dalla via principale di Unalakleet. Sono le 21:30. Alcune persone ci vengono incontro interessate al nostro “viaggio” ,e facendoci molte domande. Poi una famiglia che lavora all’ aeroporto ci ospita per la notte offrendoci anche la cena. La doccia. L’acqua calda. Il sapone. Mi gratto la schiena. Non vi dico tutto il rito di questa doccia. Che goduria, anzi di più.
La sveglia è per le 4, e noi ci alziamo lentamente. Siamo arrivati ieri sera alle 21:30 ed è già ora di partire. Sarebbe bello fermarsi un po’ di più al caldo, in questo villaggio sul mare tutto ghiacciato con un iceberg di fronte, ma la strada per arrivare Shaktoolik è molto difficoltosa perché non dobbiamo seguire la costa, cosa più intuitiva guardando una cartina, ma rientrare sulle colline di Nulato con il suo paesaggio spoglio e salite ripide per 40 km. Arriviamo all’ ultima cima, e dopo una piccola discesa su una curva si presenta un mare azzurro con il villaggio di Shaktoolik separato da una banchisa di mare ghiacciato. Facciamo una discesa pericolosissima e arriviamo su questa lingua ghiacciata. Percorsi una decina di chilometri ci accorgiamo che il villaggio è abbandonato, con le case tutte in rovina. Forse era il vecchio paese. Che delusione, anche perché ci tocca pedalare ancora e il post office chiude alle 17. Mancano solo 10 minuti e lì c’è il nostro cibo. Pedaliamo, e sudiamo, all’ impazzata per arrivare alle 17:15 col l’ufficio già chiuso. Riusciamo a contattare, per telefono, il responsabile del post office a cui spieghiamo il nostro problema , ma lui è inamovibile dalla sua decisione e non ci consegna il pacco. Solo 15 minuti, 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 minuti in un villaggio di 199 anime più 2 . Eris ed io. Pazienza, è successo altre volte. Fortunatamente riusciamo ad entrare in simpatia della direttrice della scuola, che ci ospita per dormire qualche ora e ci lascia a disposizione la cucina e il PC per scrivere questo racconto di “viaggio”. Ers ed io pensiamo di partire alle 2:00, perché dobbiamo attraversare un lembo di mare ghiacciato coperto di neve, e a quell’ ora la temperatura più rigida rende il fondo scorrevole.
Grazie a tutti. Mauri ed Eris
Unalakleet 11/03/2002 (1295 km)-- (YOU-na-la-kleet) -- (UNK) Lat 63.53 N Long 160.42 W Popolazione 882
433 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 21:30 11/03 OUT h 04:30 12/03
Kaltag 10/03/2002 (1150 km) -- (KAL-tag) -- (KAL) Lat 64.19 N 158.45 W -- Popolazione 234
578 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 17:00 10/03 OUT h 04:30 11/03
Ciao a tutti
Sono a Kaltag. Sono nel villaggio dove la scorso anno mi sono ritirato ed appena arrivato mi sono come svuotato di tutti i mie sentimenti, come se dovessi combattere e non far vedere il mio punto debole. Fino a qualche ora prima, mentre spingevo la MTB (e l’abbiamo spinta completamente da Nulato, per 67 km), i ricordi mi esplodevano nella mente come dei fuochi d’artificio, e il mio animo era in subbuglio, mi sentivo vulnerabile e avanzavo come un’automa contro qualche cosa che conoscevo già, ma che non volevo affrontare.
Da Galena ho scritto a casa di cacciatori i quali, gentilmente e con l’aiuto della loro figlia, mi hanno lasciato usare il loro PC. Poi sono andato alla posta, ma ho trovato solamente il pacco del cibo. Della catena per la MTB nessuna notizia. Sono molto preoccupato, perché la strada per Nome è ancora lunga e bisogna spingere molto sui pedali rischiando di romperla ancora.
Siamo partiti da Galena (9 marzo h 11:00) con un tempo bellissimo, il sole era splendente e la temperatura non è scesa mai sotto i meno 12°C. La pista sullo Yukon River è stupenda, pedaliamo a buon ritmo e il morale è alto. Il vento, che rende l’aria molto fredda e ci obbliga a coprirci molto, spinge forte alle nostre spalle, anche se bisogna mantenere un certo equilibrio quando spara le sue raffiche potentissime. Siamo arrivati a Nulato alle ore 21.30 del 9 marzo, 87 km in sole 10 ore e mezza. Il vento, possiamo dirlo, stavolta ci ha dato un po’ di aiuto.
Al check-point di Galena avevamo incontrato Ghidoni che stava ripartendo. Mi ha raccontato che pure lui e i due americani che sono in testa non avevano trovato il pacco a Cripple.
Da diversi giorni pensavo con dispiacere al problema capitatoci a Cripple. Non riuscivo a capire dove era il mio errore: un tormento. Io che credevo di aver raggiunto negli anni una condizione psico-fisica di sicurezza, responsabilità e di attenzione specialmente nel trovarmi in situazioni dove l’errore, grave, può compromettere anche la salute degli altri (Eris era rimasto senza cibo) non riuscivo a capire questo mio errore...Eppure sono stato molto attento nel cercare i punti di riferimento, anche quando il sonno stava sopraggiungendo. In quel momento tracciavo io il percorso e la mia attenzione era massima, eppure sono andato oltre. Mi disperavo e mi domandavo dove ho sbagliato, ed anche Eris scherzosamente mi diceva “ tu così attento e preciso, ti è sfuggito come hai fatto…”. Per me era troppo importante, anche se solamente io posso conoscere il mio grado di sicurezza per risolvere certe situazioni, anche quando sono solo, senza perdere di vista la sicurezza e non andare nel panico.
A Galena, dopo l’ incontro con Ghidoni, i miei tormenti si sono placati ed ho capito cosa era successo in quel paese fantasma. L’organizzazione non aveva ancora predisposto i vari pacchi, perché la gara dei cani era un po’ in ritardo e loro se la prendevano con comodo, non sapendo però che noi e gli altri concorrenti rischiavamo molto. In ogni caso l’errore l’ho commesso non ritornando sui miei passi quando mi sono accorto che il punto era passato. Per noi tornare sulle nostre orme significava perdere diverse ore, ma speravo anche che passasse una motoslitta dell’organizzazione e potesse segnalare il problema. In Alaska non si può fare questo ragionamento, non si può pensare di aspettare la ”grazia” in un ambiente così estremo. L’imprevisto è una costante e bisogna sempre essere in allarme. Finche non sono stato a conoscenza del “ disguido” , la mia paura era di non essere ancora pronto. Poi un'altra situazione mi ha messo alla prova, sempre dalle parti di Galena. E’ notte e una luce ci viene incontro. Io sono davanti. E’ un musher con i suoi cani. Viene dalla direzione opposta alla nostra e ci fermiamo. Potete capire come mi sono sentito. Avevo sbagliato già una volta, credevo, e lui mi chiede: Galena? In un attimo mi sembra di perdere tutte le forze, la sua luce potente mi abbaglia, è come un pugno nello stomaco non riesco a parlare. Galena? Ripete. Guardo il suo viso sfinito, le parole gli scappano via. Ripercorro, nella mente, le ultime ore e rivedo alcune tracce che potevano trarmi in inganno, ma io ho sempre trovato i mark, non ne ho perso uno. Vengo messo alla prova, ancora una volta potrei sbagliare. Uno di loro che mi chiede la strada. Perché proprio a me? Ripercorro ancora la pista, sono sulla via giusta. Stai andando dalla parte opposta, gli grido. Tu vai a nord, noi dobbiamo andare a sud ovest. Lo ripeto più volte, e lui è titubante. Io sono convinto, non mi fermo di più ed Eris accetta la mia decisione, ma non percorriamo neanche 50 metri che il musher gira i cani e la slitta e ci segue. Un ora dopo siamo a Galena. Avevo gli occhi lucidi.
Il percorso fino a Nulato è stato molto veloce e questi giorni sul fiume albe e tramonti scandiscono i giorni. L’orologio ci serve solo per capire da quante ore pedaliamo o spingiamo la MTB. I giorni volano e sto vivendo il mio importante sogno. Non so se ritenermi fortunato perché ho, o perché non ho e cerco, ma credo che in ognuno di noi ci sia un sogno e si dovrebbe coccolarlo con delicatezza e cercare di viverlo. Solamente i sogni ci possono rendere liberi e crearci vibrazioni intense. Credo che sia una delle cose più preziose che ogni uomo dovrebbe conservare e custodire gelosamente; e poi nessuno può rubarti o privarti di un sogno. E’ tuo e sei su un altro pianeta.
A Nulato raggiungiamo Ghidoni. Ci abbracciamo e scambiamo qualche battuta mentre mangiamo in una palestra della scuola locale. Io naturalmente, come il mio solito, divoro a più non posso tutto.
Alle 4:30 (10 marzo) si parte e fuori tira un ventaccio pazzesco. Abbiamo sempre spinto, per il vento che c’era. A volte sembrava di camminare sulle nuvole, perché la neve che veniva alzata a pelo di terreno. Volava alta appena 30 centimetri per poi fermarsi e formare delle piccole dune che sembravano di sabbia e si faceva fatica anche a superarle spingendo la MTB. Ghidoni, che era partito 3 ore prima di noi, è arrivato a Kaltag alle nostre spalle, si era perso nella notte. Ora andiamo a dormire, sono le 21:30 e ci alzeremo alle 1:30 per poi dirigerci verso il mare sulla Norton Sound Coast al check point di Unalakleet.
Alla prossima. Mauri
Nulato 09/03/2002 (1083 km) -- (nu-LAH-toe) -- (NUL) Lat 64.43 N Long 158.05 W -- Popolazione 359
645 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 21:30 09/03 OUT h 04:30 10/03
Galena 09/03/2002 (1000 km)-- (gull-LEE-na) -- (GAL) Lat 64.44 N Long 156.56 W - Popolazione 527
728 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 2:00 09/03 OUT h 11:00 09/03
Ciao
Sono le ore 10:30 e vi scrivo da Galena. Siamo arrivati questa notte alle 2:00, era freddissimo, il termometro segnava una temperatura di meno 25°C, ed abbiamo dormito in un checkpoint della grande corsa di cani la “IDITAROD SLED DOG RACE” dove tutti ci hanno accolto molto calorosamente e con grande entusiasmo.
Siamo partiti da Ruby alle 11:00 e la giornata era stupenda, nemmeno una nuvola; è così da diversi giorni. Il tratto di Iditarod (87 km) è stato veloce e lo abbiamo percorso in meno di 14 ore. In certi momenti il vento soffia alle spalle e ti aiutava a pedalare, però costruisce delle piccole dune che a fatica si superavano spingendo la MTB. Ho rotto la catena due volte, ma ormai la riparo con una facilità da esperto meccanico. Siamo sul fiume Yukon. E’ immenso, ed io penso allo scorso anno quando ci ho messo piede per la prima volta in condizioni drammatiche. Ho pianto per quel ricordo. Ho passato diverse ore avanti ad Eris, pochi chilometri, ricordando quei momenti. Ora sono molto stanco, ma il sentimento grandissimo che ho di proseguire, di esplorare, di viaggiare in questo affascinante e avventuroso territorio è inspiegabile, e non so se mai saprò spiegarlo. Forse è “pazzia”,forse è amore, forse è vivere o forse è capire chi soffre. Non lo so, ma penso molto a chi soffre ed è costretto ad una vita di grandissimo disagio e pene, mentre la mia sofferenza in questa situazione è minima. Il fiume mi accoglie nella sua vastità e mi regala un tramonto interminabile, rossissimo. Piango, ma sono fortissimo, non sono triste. E poi la notte ti regala ancora forti disegni indimenticabili che danzano nel cielo. Sinuose e leggere, le aurore verdi, gialle, rosa, viola , sempre un regalo nuovo. Grazie, sono vivo.
L’altro giorno, in un momento che ero da solo, ho incontrato poco fuori dalla pista una specie di grossa volpe che se ne stava al riparo, dal vento e dal gelo, nella propria tana. Mi sono fermato a circa 10 metri e ci siamo guardati entrambi timorosi e timidi. Io non volevo disturbarla, ma lei si allontana di qualche metro e si riaccucciata; io faccio altrettanto, poi ancora una volta la stessa scena, io mi allontano e mi giro piano piano, e lei lì che mi osserva. Ci salutiamo.
Ora sto aspettando che la posta apra alle 11 per ritirare il pacco con il cibo ed una nuova catena della MTB che mi sono fatto mandare da Anchorage. Spero di risolvere questo problema meccanico, anche perché ci ha fatto perdere molto tempo e queste soste sono forzate.
Un abbraccio forte a tutti. Mauri
Ruby 08/03/2002 (917 km) -- (RU-bee) -- Lat 64.44 N Long 155.29 W -- Popolazione 187
811 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 02:30 08/03 OUT h 11:00 08/03
Ciao a tutti
Eris ed io siamo a Ruby. Purtroppo solo ora posso aggiornarvi su quello che è successo dopo la partenza da Mc Grath, e spero nel riassumere di non tralasciare particolari interessanti.
Siamo partiti da Mc Grath il 4 marzo con una giornata bellissima. Il fondo della pista era giusto e si pedalava velocemente. Al ricordo dello scorso anno, di tutta la fatica fatta a spingere la MTB , ora al confronto pare proprio di volare . Arriviamo a Takotna alle 16:30 dopo aver pedalato per 37 km. La gente del villaggio si ricordava di noi, ed anche la donna del piccolo ristorante che ci ha offerto del cibo caldo. Poi siamo andati a trovare il capo villaggio. Sono stati quindici minuti di un bellissimo incontro e di piacevole conversazione. Abbiamo incontrato anche la donna con il suo bambino che io avevo filmato lo scorso anno. Tutto è stato stupendo. Ripartiamo fiduciosi (h 18:00) e arriviamo a Ophir alle ore 00:30 del 5 marzo. Siamo infreddoliti, ed i mie piedi quasi congelati. Abbiamo viaggiato a temperature tra i meno 25°C e i meno 35°C per tutti i 61 km. Arriviamo nelle vicinanze dell’unica baracca che c’è nella zona ed entriamo facendo un gran casino con la lampada frontale accesa, i visi avvolti dal ghiaccio e tremanti. All’ interno cinque persone (sono dei cacciatori), che dormono per terra su dei materassi ci allontanano inferociti per averli svegliati. Delusi usciamo sperando di trovare un posto coperto per ripararci, tanto che neanche ammiriamo la meravigliosa aurora boreale che è sopra di noi. Dopo 5 minuti uno dei cacciatori esce e ci fa segno di rientrare nella baracca. E’ caldissimo. Siamo distrutti dalla fatica e dal freddo, appena il tempo di infilarci nei sacchi a pelo che dormiamo subito.
Ci voleva proprio. Una buona dormita ed una colazione calda. Ripartiamo alle h 08:30 ( 5 marzo ) con una giornata bellissima, un sole accecante, ma con una temperatura di meno 30°C. Tutto sembra vada per il meglio, ma all’ improvviso mi si rompe la catena. Sembra un guasto banale, ma dovendola riparare a queste temperature non e così semplice, perché rimanere con le mani senza i guanti per oltre 2-3 minuti si rischia il congelamento, con tutte le conseguenze. Ci riesco, ma le mani con questo freddo sembrano friggere. Dopo pochi chilometri la catena si spezza nuovamente, e poi ancora. Per tutta la giornata si rotta ben cinque volte ed almeno venti volte mi sono fermato per ricontrollarla, e se la lamella si era allentata la riparavo. Devo ringraziare molto Eris che non ha mai perso la pazienza e mi ha sempre confortato, anche se devo dire che non ho mai perso l’entusiasmo e la convinzione di proseguire. Per tre giorni è stato un continuo susseguirsi di guasti e riparazioni della catena. Tre giorni isolati dal resto del mondo, senza incontrare nessuno, con una temperatura sempre meno 30°C, tanto che ora ho male a un dito di un piede e le mani mi sembrano che abbiano perso molta sensibilità.
Ora che siamo arrivati a Ruby, dopo tutto quello che ci è successo in questo tratto di Iditarod, ci sembra tutto più facile. Oltre tutte le rotture della catena, avevamo lasciato il nostri pacchi rifornimenti ( viveri e indumenti asciutti ) nel checkpoint di Cripple, 194 km da Mc Grath. Per noi è stato un checkpoint fantasma, perché ci siamo arrivati di notte e al buio stanchi con solo i piccoli fasci di luce dei frontali, non abbiamo visto il nostro pacco sul percorso ed abbiamo proseguito pensando fosse più avanti. Purtoppo non era così e quando ce ne siamo accorti avevamo percorso troppa strada per tornare indietro, anche perché la temperatura si avvicinava a meno 40°C. Ci siamo sdraiati nei nostri sacchi a pelo. Erano le 4 di notte. Alle 9:30 ci siamo svegliati infreddoliti e senza cibo sufficiente per arrivare a Ruby. Quel giorno abbiamo fatto pochissimi chilometri cercando di consumare il meno possibile. Ci siamo subito fermati alle 11 con l’intenzione di fare un buon chilometraggio il giorno dopo. Così è stato. Dividendoci il poco cibo rimasto e senza perderci d’animo siamo arrivati a Ruby alle 2:30 ( 8 marzo ), dopo 170 km dal checkpoint di Cripple, esausti ma felici. Qui ci hanno accolto al checkpoint della Iditarod in maniera splendida, dandoci da mangiare e riscaldandoci. Una signora del villaggio ci ha offerto la propria casa per dormire. Offerta che noi non abbiamo rifiutato. Alle nove di mattina siamo andati a ritirare il pacco con i nostri rifornimenti che avevamo spedito al post office del villaggio, infilando tutto nelle sacche sulla bici. Prima di ripartire, passo dalla scuola locale da dove scrivo e poi invio questo reportage. Ho le mani che sono tutte formicolanti e un dito del piede mi duole per un piccolo congelamento. In questi giorni le aurore boreali sono splendide e mi sono commosso nel guardarle da quanto grandi e delicate si muovevano nel cielo con i loro colori pastello. Durante questo tratto ( che è il più lungo di tutta la “gara” 170 km ), in un momento che la temperatura si è un po’ alzata, sono riuscito riparare bene la catena accorciandola, ma non posso più usare bene tutti i rapporti del cambio. Ora lo Yukon River ci aspetta e sarà per i prossimi giorni la nostra strada fino a Kaltag.
Mi scuso con le persone a cui non sono riuscito a rispondere ( lo farò appena rientrato in Italia), ma il vostro incoraggiamento e calore virtuale è stato molto importante per me ed Eris in questi giorni.
Un grazie sincero a tutti e alla prossima. Mauri ed Eris
McGrath 04/03/2002 (563 km) -- (McG) -- Lat 62.57 N Long 155.36 W -- Popolazione 479
1165 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 7:40 03/03 OUT h 10:00 04/03
Salire un fiume, completamente ghiacciato, lambendo la costa dove c'era neve non e stato semplice.
Dopo 9 ore e percorsi 70km. arriviamo a Farrawell Burn dove incontriamo un grosso lupo ucciso in un combattimento con un alce; impressionanti le sue dimensioni e vederlo li fermo e impotente ci ha lasciato una strana sensazione; non ci hanno mai spaventato i lupi anche se di notte ci seguono, ci annusano ci scrutano...ma siamo consapevoli che esiste un continuo pericolo per noi.
Arrivati a Farrawell Burn troviamo due tende di cacciatori che ci offrono un piatto di brodo caldo con pasta e zampe di pollo . dopo un ora e mezza percorriamo altri 70 km. ed arriviamo alle 6 del mattino a Nikolai viaggiando per 10 ore di notte.
Apprendiamo che, a causa delle difficoltà del tempo, per la bufera che ha cancellato ogni traccia ed i laghi completamente ghiacciati, alcuni cacciatori,gente del posto, ma anche una motoslitta con a bordo uno dei cameramen che ci seguivano,per le riprese del film che andrà in onda su rai uno , su un lago ghiacciato un pattino della slitta ha inforcato una radice facendoli sbattere contro un albero. Tre motoslitte capovolte! Per foruna nulla di grave...ma si può capire come sia impervio questo ambiente anche per chi lo conosce...non si può mai affidare nulla al caso e non si sa mai cosa può accadere.
Il capo della comunità Athabascan, Nick ci accoglie con uova, patate e pancetta...mettiamo ad asciugare i nostri vestiti e dormiamo per 4 ore; prima di partire la figlia ci regala un portafortuna, un braccialettino fatto da lei al momento; salutiamo e ci prepariamo a percorrere gli 80 km. che ci separano da McGrath.
Nevica leggermente ma la temperatura e alta, -5 gradi; chiacchieriamo per tenerci compagnia tra un boccone di cibo e l' altro che ci aiuta a integrare le energie e, anche se all'inizio la pedalata sembra scorrevole....ci accorgiamo ben presto che le ruote affondano e per l'ennesima volta siamo costretti a spingere , di conseguenza il tragitto che avevamo calcolato si e prolungato di ben 3 ore facendoci arrivare al check point di McGrath alle 7 e 40 del mattino del 3 marzo.
Ci congratuliamo con gli altri, facciamo un' abbondante colazione e ci infiliamo in un caldo letto fino al pomeriggio.
Il pacco con i viveri; frutta secca , carne, formaggio, miele, cioccolata, biscotti e i vestiti per proseguire sono arrivati...quindi sistemiamo le biciclette controllando ogni dettaglio...e preparandoci ad intraprendere da qui in avanti l'avventura che ci porterà sul tracciato dell' Iditarod fino a Nome percorrendo altri 1260 km.
Alla sera con mia grande sorpresa abbiamo festeggiato il mio compleanno a casa di Peter e la sua famiglia con una deliziosa torta al cioccolato...e il desiderio che ho espresso mentre spegnevo un'unica candelina...bhe!!!non credo ci sia il bisogno di dirvelo....
Ci siamo rilassati un po' in compagnia passando una bella serata insieme ma poi ce ne andiamo a dormire perché decidiamo di partire entro il mezzogiorno del 4 marzo.
Siamo tranquilli e abbastanza riposati il contatto con questa natura e il modo di vivere della gente del posto ci fa stare bene e ci da forza...siamo pronti...Nome ci aspetta...ancora un grazie a voi per il calore che ci dimostrate..i collegamenti sono stati difficili sino ad ora...ed andando avanti lo saranno ancor più ...ma continuate a seguirci..
OK è mezzogiorno e siamo pronti...pacche sulle spalle tanti good luck....e ci avviamo verso la prossima tappa Takotna
Un saluto e...a presto
Mauri
Nikolai 2/03/2002 (486 km)-- (NIK-o-lye) -- (NIK) -- Lat 63.02 N Long 154.22 W -- Popolazione 125
1242 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 6:00 02/03 OUT h 11:30 02/03
Sostiamo fino alle 8 del mattino e dopo avere mangiato chili a colazione partiamo alla volta di Nikolai, tappa di 140 km.e, al contrario dello scorso anno e di quello che abbiamo affrontato nell'altro versante c'era poca neve, terra brulla in molti pezzi, ma la caratteristica costante era il ghiaccio...decine di laghi completamente ghiacciati, lisci come lastre di vetro, appena spolverati da una soffice neve, uno spettacolo incantevole, ma decisamente pericoloso! Le cadute sono state innumerevoli e i dolori assieme ai lividi sulle anche ci rallentavano ulteriormente, inoltre avevamo la paura di rompere la bici come ad un bikers che nel volo ha rotto il pedale e costretto a fermarsi.
Rainy Pass 27/02/2002 (259 km) -- (RP) -- Lat 62.10 N Long 152.43 W -- Popolazione 2
1469 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 11:45 27/02 OUT h 17:50 27/02
Ripartiamo da Skwentna il 25 febbraio con entusiasmo, il tempo è sempre buono e non molto freddo ci aggiriamo attorno ai -10 gradi.Lungo il percorso ci accorgiamo che la neve è molle e pastosa ed è impossibile pedalare e, ricordando lo scorso anno iniziamo a spingere la bici; facciamo il nostro primo bivacco tra Skwentna e Finger Lake dal momento che si procedeva a rilento preferiamo riposare un po' e ripartire al meglio il mattino seguente.
Ci dirigiamo cosi verso Puntilla lake dove ci attente l'impervio passo.....
Percorriamo da Puntilla lake 29 km. in 27 ore...poco più di un chilometro all'ora....il tempo e' decisamente cambiato e quello che abbiamo di fronte non ci appare niente di buono....un muro bianco, un vento che soffia a 80/100 km. all'ora, e' impossibile vedere il percorso, abbiamo la neve fino alla cinta e camminare diventa disastroso...siamo in cima a Rainy Pass ma scendere per il momento non e' possibile.
Commosso ed emozionato rimetto al suo posto il sasso che avevo preso l'anno scorso e che avevo tenuto con me per un anno intero come ricordo di questo immenso deserto bianco ma il rispetto che porto per questo ambiente e questa natura mi ha fatto decidere di rimettere e lasciare ogni cosa al suo posto affinché io possa attraversare l'Alaska ....come una piccola formica in un immenso vaso di zucchero....tranquilla e indisturbata e nello stesso tempo tranquillamente senza disturbare nessuno...in silenzio, nel silenzio.
La bufera continua non riusciamo a procedere, troviamo un' unico albero dove assieme alle biciclette facciamo una sorte di barriera per il vento, ci scaviamo una buca e tentiamo di metterci a riposare...ma col vento tutto vola via.... non riusciamo a stendere il sacco a pelo, i vestiti volano, c'e roba dappertutto....io ed Eris non ci parliamo nemmeno, ognuno è assorbito dai pensieri ed in questi momenti le parole non servono....
Finalmente riusciamo a riposare qualche ora e ripartiamo alle 10 del mattino seguente; tutto era appiattito dal vento, nessuna traccia sulla neve per noi e nemmeno i marker erano visibili, ma soprattutto niente terreno solido sotto ai nostri piedi! la discesa verso Rohn avviene, anche se non in maniera scorrevole, senza problemi. Percorriamo 25 km. in meno di 5 ore arrivando al check point , una sola tenda, dove troviamo altri 4 bikers che si riscaldano dopo la bufera.
Finger Lake 26/02/2002 (211 km)-- (FL) -- Lat 61.59 N Long 152.40 W -- Popolazione 2
1517 km to Nome
Skwentna 25/02/2002 (138 km) -- (SKW) -- Lat 61.55 N Long 151.11 W -- Popolazione 90
1589 km to Nome
Dopo la partenza da Knik, con le solite pacche sulle spalle con un good luck eccoci pronti...5 4 3 2 1 start, la neve è dura e la pedalata scorrevole, ma percorsi soli 5 km mi si rompe la catena...accidenti...ripartiamo decisi e pedaliamo come non abbiamo mai fatto. Arriviamo alle 10 30 di notte al check-point di Yentna dove ci fermiamo a riposare un po' ed a mezzanotte ripartiamo pedalando tutta la notte per arrivare a Skwentna il mattino alle 8.50. La temperatura notturna si aggirava attorno ai -13°C e al mattino c'erano solo -5°C quasi estate per noi..ricordando lo scorso anno quando a quest'ora stavamo spingendo le nostre bici tra la neve e la bufera; ci togliamo i vestiti per metterli ad asciugare, mangiamo qualcosa di caldo, ci stendiamo per un paio d'ore a riposare e alle 11 Eris mi chiama e ripartiamo all'inseguimento degli americani che hanno qualche ora di vantaggio su di noi, ma contiamo di raggiungerli a Rainy Pass.
La nostra avventura è iniziata e il contatto con la natura e sempre forte e le sensazioni sono intense...ok go on...a presto....Mauri
Yentna Station 25/02/2002 ( 84 km ) -- (YENT-na) --Lat 61.46 N Long 150.41 W -- Popolazione 8
1644 km to Nome
Maurizio ed Eris IN h 22:30 24/02 OUT h 00:03 25/02
Anchorage 24/02/2002 -- (ANC) Lat 61.12 N Long 149.55 W--Popolazione: 254849
Buon giorno (qui sono le h 11:00 )
Ecco, è arrivato il momento dello start. Eris ed io non ne potevamo più di restare fermi qui ad Anchorage. Tutto è pronto tutto e calcolato. Nome, con le sue case di legno, ci sembra già di intravvederla in lontananza, ma siamo tutti e due consapevoli che quello che ci aspetta, sulla pista che porta a nord, non è così facile. Oggi ci sono solo 13° C sotto zero, e le previsioni meteo continuano a variare, quindi non riusciamo prevedere in quanto tempo saremmo alla nostra meta. Ne', tantomeno, se si potrà pedalare oppure spingere la MTB come abbiamo fatto lo scorso anno. L’ Alaska è una terra meravigliosa e in inverno ha un suo fascino speciale. Chi non ha mai visto le aurore boreali non può immaginare quanta bellezza ed emozioni si perda, ma come ho già scritto la Natura ha le proprie regole da rispettare e l’uomo non può nulla quando lei decide di fermarti e di non lasciarti passare.
Tra poco inizierà il trasferimento con un minibus a Knik Lake da dove, nel primo pomeriggio, sarà dato lo start della “gara”, poi ci dirigeremo verso il primo check-point che è Yentna Station, dopo 84 km. Spero, anche quest’ anno, di poter inviare molti reportage su quello che succederà lungo la strada. Se non fosse possibile, cercherò di fare un riassunto quando raggiungeremo dei villaggi dotati di connessione internet, da dove invieremo i nostri messaggi.
Vorrei ringraziare tutti per le e-mail di incoraggiamento che sono arrivate in questi giorni, sia a me che ad Eris. Continuate a scriverci, abbiamo bisogno del vostro calore, soprattutto nei prossimi giorni.
Ciao e alla prossima. Mauri ed Eris
Anchorage 23/02/2002 -- (ANC) Lat 61.12 N Long 149.55 W--Popolazione: 254849
Ci stiamo preparando per la gara che partirà domani, domenica 24 alle ore 12.
Non vedo l'ora.....in questi giorni c'era sempre qualcosa da fare, piccole cose da comperare e la testa era sempre sotto pressione. Pensavo di poter riposare e dormire bene ma non c'e mai stato un minuto di respiro.
Penso e ripenso al percorso che mi aspetta, rivedo il trail che ho gia percorso gli anni precedenti ed ora lo conosco fino ad Ophir .
Le immagini dei vari check point, delle colline, dei fiumi e dei laghi ghiacciati, i passaggi nel buio per arrivare al mio Rainy Pass dove l'anno scorso mi sono permesso di prendermi un ricordo(sasso) sono bene impressi nel mio cuore e nella memoria,ho chiaro ancora il rumore dei miei passi nella neve e il gelo della tundra e so che ci sarà ancora questo incontro, lo desidero....è il mio mal d'Alaska .
La bici e completamente attrezzata, e una zattera da sopravvivenza, da cui non dovrò staccarmi in essa e riposta tutta la mia sicurezza e certezza non mi deve tradire. In questo mare di neve e l'unica isola sicura è la mia bici e l'unico punto di riferimento certo.
A differenza dell'anno scorso non possiamo utilizzare le tende nei vari check point e so che dovrò fare molti buchi nella neve per stenderci il sacco a pelo e dormirci dentro, è un sacco a pelo fornito dalla Camp di 1100 grammi di piuma con un'apertura centrale e non laterale che rende agevole l'entrata e l'uscita con la possibilità di introdurre tutto il materiale da tenere al caldo adatto alle bassissime temperature -40. L'abbigliamento leggero estremamente traspirante per l'intimo e l'abbigliamento esterno molto tecnico d'alta montagna della Montura.
Per la protezione degli occhi utilizzo due maschere molto areate una per il giorno con lenti scure e una con lenti chiare per la progressione notturna.
Ora sono le 8 di sera Ghidoni ci sta preparando gli spaghetti....è stata una giornata molto intensa, abbiamo incontrato gli altri avventurieri al meeting nell'albergo di fronte all' Earth B&B di Margriet dove gli organizzatori ci hanno dato le ultime indicazioni e avvertimenti sui pericoli del tracciato. Al ritorno alla casa di Margriet c'era una deliziosa sorpresa per me...tutti i concorrenti sono stati invitati e c'era una torta per il mio compleanno.
Ciao a tutti Mauri ed Eris
Anchorage 22/02/2002 -- (ANC) Lat 61.12 N Long 149.55 W--Popolazione: 254849
Ciao e buon giorno.
Che dormita ragazzi, più di 10 ore. Ci voleva tutta, dopo lo stress degli ultimi preparativi. Il materiale per la “gara” è arrivato a destinazione, anche quello spedito nei piccoli villaggi dove non esiste ufficio postale. Per questa spedizione ho usato dei piccoli aerei che servono a rifornire gli abitanti (due o tre persone) dei luoghi più sperduti. Roberto Ghidoni è da poco rientrato dalla sua corsa di due ore e ci aspetta in sala per la colazione.Quando lo vediamo ci viene incontro, ed i suoi due metri di altezza carica di energia ci danno sicurezza e gioia nel rivedere un amico. Solo due mesi prima divideva con me nella sua casa di montagna e con la sua famiglia una cena a base di polenta, funghi e formaggio da lui prodotto.E’ molto conosciuto nell’ambiente per le sue doti di podista.E’ in grande forma e si vede, i suoi muscoli sono forti e potenti, è qui per tentare il percorso di 1800 km fino a Nome a piedi trainando una piccola slitta.Ha avuto più peripezie di noi; pensate che in uno dei tanti controlli doganali ha dovuto assaggiare un po’ tutto quello che portava con sé (carboidrati, aminoacidi, liofilizzati vari) per dimostrare che non era un terrorista chimico.Ci sono anche Alex Bellini e Dario Valsesia che si cimenteranno nella 600 km fino a McGrath.Il primo a piedi e il secondo in MTB, mi auguro che possano fare una bellissima gara (in bocca al lupo). Un sogno che inseguivano da sempre. Io spero rimangano nei loro cuori indelebili tutte le sensazioni ed emozioni che solamente questo aspro ambiente può regalare.
Il tempo é bellissimo e le temperature sul percorso della “gara“ sono ottimali, si aggirano attorno ai meno 30° C. Però le previsioni per la prossima settimana danno un aumento delle temperature e, se saranno rispettate, credo che fino a Mc Grath dovremmo spingere la MTB. Ma Eris ed io siamo pronti e determinati. Nome ci aspetta, e poi dicono che là la birra sia buonissima.
Ciao a tutti. Mauri
Anchorage 19/02/2002 -- (ANC) Lat 61.12 N Long 149.55 W--Popolazione: 254849
Ieri, fortunatamente, il pacco con tutte le cibarie è arrivato all’aeroporto di Anchorage. Già mi vedevo in difficoltà e nelle ultime due notti non ho dormito bene. Il problema più grande poi è stato lo sdoganamento. Grazie agli organizzatori della gara, che si sono superati nell'inventare le scuse più fantasiose, è stato detto agli impiegati della dogana che il cibo era destinato ad un famosissimo biker estremo italiano. Io che ero lì vicino ho dovuto girarmi per nascondere la sghignazzata. Lo scatolone è arrivato aperto perché è stato controllato dalla sicurezza. Penso che il controllo sia stato effettuato a Parigi, dove, per chi è diretto negli U.S.A., si è sottoposti a severissime procedure, come togliersi le scarpe e i sottopiedi ed infilarli dentro la macchina per il controllo a raggi x. Lo stesso controllo lo ho fatto anche a Los Angeles.
Dopo aver comprato dell'altro cibo, finalmente ho potuto iniziare a preparare il materiale da spedire nei vari check-point (12) dislocati sulla Iditarod, poi invierò i pacchi con la posta locale. Il problema che si presenterà lungo la strada è che le poste sono chiuse la notte, il sabato e la domenica. Vi potete immaginare, Eris ed io affamati ed infreddoliti, alla ricerca dell’ impiegato postale, magari andandolo a svegliare a casa di notte? Oppure mentre cerchiamo di entrare di nascosto nell’ufficio postale? La situazione sarebbe comica, se non fosse che quel materiale è la nostra garanzia di sopravvivenza, un mezzo indispensabile per arrivare al successivo check-point.
Ciao a tutti, Mauri.
Anchorage 16/02/2002 -- (ANC) Lat 61.12 N Long 149.55 W--Popolazione: 254849
Un grande saluto a tutti.
Vi scrivo dal B&B di Margriet. La casa, che già ci ha accolto gli anni scorsi, ormai è familiare e conosciamo ogni suo angolo. Sono atterrato ad Anchorage questa mattina alle 01:30 dopo 25 ore di volo. Eris, a causa della grande confusione per via di scioperi all’aeroporto di Parigi, è stato costretto volare in Corea del sud, impiegando 36 ore. Quindi ci siamo ritrovati solo questa mattina, stravolti. All’aeroporto di Bologna ho dovuto separare il materiale perché non facevano partire il pacco da 54 kg. Allora ho fatto un pacco con il cibo dopo aver recuperato uno scatolone in un bar e tutti mi hanno dato grande disponibilità ed aiuto. Come si poteva immaginare, a Los Angeles il pacco non c’era, spero solo di trovarlo qui ad Anchorage nei prossimi giorni. Il volo è stato bellissimo ed il tempo meraviglioso. Dal finestrino dell’aereo si vedeva la Groenlandia e poi l’isola di Baffin con il mare ghiacciato, uno spettacolo unico. All’aeroporto di Anchorage mi sono commosso nel rivedere, nella hall, il grande orso imbalsamato. E' ancora lì, irto su due zampe, la bocca spalancata e gli artigli bene in vista, sembra salutarci e ci fa capire che qui non si scherza.
Una bellissima sorpresa: ad aspettarci, oltre a Margriet e Bill, anche i due professionisti americani Mike Kuriak e Pat Irvin.
Grandi abbracci e pacche sulle spalle, riconoscono la nostra determinazione e grande forza di volontà, come noi riconosciamo la loro superiorità atletica. E’ bello essere qui , si è sereni tra amici che ti aspettavano con entusiasmo.
Il tempo di bere una birra e crolliamo in un sonno profondo.
Ciao Mauri