ARGENTINA 2008
“NATURAID 2008: Mtb sulle nuvole di un 7000 m”
dal 27 gennaio al 27 febbraio 2008
Spedizione senza mezzi di appoggio in autosufficienza: 2000 km sulle Ande per cercare di raggiungere la cima dell’Aconcagua (6.962m). Il progetto ambizioso prevede di scendere con la MTB.
Progetto della spedizione.
Per febbraio 2008 il suo progetto è attraversare una zona desertica di alta quota sulle Ande Argentine in MTB in autosufficienza per circa 2000 km, da solo e senza supporto esterno.
Un’avventura che Maurizio, amante della natura, cercherà di vivere il più possibile assieme alle popolazioni che incontrerà lungo il percorso e nei piccoli villaggi, condividendone le vicende quotidiane.
Sono passati 2 anni e mezzo da quando Maurizio Doro ha concluso l’ultima sua impresa in Canada con canoa, bici, kaiak (Naturaid 2005 on the Grizzly's creek vedi reportage al tasto "storie e racconti"). Avevamo seguito con attenzione quella grande impresa estrema. Maurizio ci aveva fatto vivere con i suoi reportage in diretta delle forti emozioni.
In questo periodo di pausa (si fa per dire, Maurizio nel frattempo ha fatto gare in bici di lunga distanza e viaggiato molto) ha abbracciato con gioia la bellissima Sardegna e le sue genti. Si è trasferito dal Trentino ed ora lui vive qui tra mare e monti all’estremo sud di quest'isola, al limite del paese di Capoterra in una zona selvaggia con tutta la sua famiglia. Qui si è preparato tutto l’inverno aiutato anche dal clima mite, ed ora è pronto per la nuova spedizione.
Con questa nuova avventura sicuramente Maurizio potrà scoprire nuovi limiti umani, aiutato dalla sua esperienza che lo ha portato in ambienti così lontani e selvaggi. Per noi la sua avventura verrà trasformata in un evento multimediale con la possibilità di collegamenti attraverso il telefono satellitare e piccoli reportage inviati in tempo reale. Maurizio ci darà così ancora una volta la possibilità di partecipare con lui e vivere grandi emozioni. (si potrà sempre scrivergli per incoraggiarlo e farlo sentire tra amici a info@naturaid.com , www.mauriziodoro.it )
"Dai Maurizio noi siamo pronti e tu? Con affetto il Team Naturaid"
Sarà una “avventura” impegnativa (per lui) ma entusiasmante (per tutti) e che sarà piacevole seguire incuriositi. Sicuramente ci terrà con il fiato sospeso come lui ci ha abituati.
Programma della spedizione:
l'obiettivo della spedizione è attraversare la zona Argentina di confine con il Cile da Nord fino a raggiungere la base della montagna più alta delle Americhe, per poi cercare di salire alla vetta fino a 6.962 m e discendere in MTB. Tutto questo in autosufficienza per circa 2000 km da solo e senza supporto esterno. Tra le difficoltà maggiori naturali ci sono quelle burocratiche per riuscire ad avere le autorizzazioni per salire la montagna portandosi dietro la bici.
Periodo:
la spedizione si svolgerà dal 27 gennaio al 27 febbraio 2008, quando in Argentina sarà estate. In quanto in quel periodo le condizioni atmosferiche saranno le più favorevoli per affrontare le valli desertiche, i salar e le piste oltre i 4500 metri battuti da venti, piogge e nevi e per cercare di arrivare a 6.962 m, con la salita a piedi e la discesa in MTB dell’Aconcagua. In oltre in questo mese le precipitazioni nevose dovrebbero essere scarse e questo potrà rendere possibile la discesa dall’Aconcagua sul ghiaione della parete Nord-Ovest, che non dovrebbe essere innevato e ghiacciato. La temperatura però sarà molto bassa e potrà arrivare e superare i meno 35°. A sfavore ci saranno i venti, che oltre ad abbassare ulteriormente le temperature, potranno raggiungere la massima forza fino ed oltre i 150 km/h.
Questi notevoli cambiamenti estremi richiedono molta cura e attenzione da parete di Maurizio Doro. Dovrà considerare i seri problemi come la disidratazione data dalle alte quote in ambienti aridi, dalla difficoltà di rifornimenti d'acqua e l’acclimatazione, processo indispensabile ed importantissimo per la realizzazione di questa spedizione. Cadere in errori di presunzione e mal gestione per entusiasmo da parte di Maurizio vorrà dire compromettere irreparabilmente e interrompere questa sua nuova avventura.
Descrizione del viaggio:
Maurizio Doro pedalerà su un percorso sterrato e molto sconnesso ad una quota di oltre 4500 m fino a tentare di raggiungere i 6.959 m della montagna più alta delle Americhe: il Cerro Aconcagua. L’ Aconcagua è una delle grandi e ambite montagne del mondo. E’ la più alta delle Americhe ed offre grandi vedute sulle Ande Argentine. Le sue maggiori difficoltà sono l’altitudine e l’imprevedibilità del tempo, che a volte può essere molto rigido, così che i tentativi verso la cima richiedono una preparazione fisica molto buona e l’uso di un equipaggiamento d'alta montagna adeguato.
Il programma di avvicinamento con la MTB che Maurizio farà, è ideale per raggiungere un ottima acclimatazione.
Oltre all'altitudine, un altro problema estremo è dato dal cibo e specialmente l’acqua, quest'ultima scarsa e contaminata; si rischiano quindi molte malattie, soprattutto infezioni intestinali. Ed è per questo motivo che lui dovrà essere il più possibile autosufficiente perché durante il viaggio in alcune zone sarà molto difficile fare rifornimenti adeguati; attraverserà infatti villaggi remoti, piccoli insediamenti e oasi sparse, che ben poco potranno offrire in questa arida zona. Utilizzerà delle buste di cibo disidratato, di poco peso e molto nutrienti.
La spedizione partirà da S.Pedro de Atacama a 2000 m di altitudine in Cile, piccolo paese che Maurizio ha visitato ben 3 volte in questi ultimi anni, ci arriverà con i mezzi locali e organizzerà tutto per la spedizione. Poi salirà sull'altipiano all’estremo nord dell’Argentina, passando attraverso il passo Huaytuquina di 4275 m.
Da qui proseguirà in direzione Sud lungo un antico percorso dal paesaggio estremamente desertico dove si trovano steppe, cactus giganti e laghi salati, distese di sale durissimo e accecante oltre i 4000 m di quota, non mancheranno i villaggi fantasma e una bassissima densità di popolazioni.
Percorrendo la pista Maurizio costeggerà tutta la spina dorsale Andina costituita da una linea di vulcani oltre i 6500 m, avrà modo così di acclimatarsi adeguatamente all’alta quota e potrà tentare così di raggiungere la cima dell’Aconcagua di 6962 m. L’obiettivo è molto difficile: le condizioni meteorologiche dovranno essere buone, così pure quelle fisiche e specialmente quelle psicologiche che dovranno essere ai massimi livelli.
Se tutto andrà per il meglio arriverà al paese di Mendoza e cerchèrà di superare l'ultimo ostacolo per accedere alla meta finale: OTTENERE IL PERMESSO PER IL CERRO ACONCAGUA
e completare questa avventura estrema cercando di portare la bici sulla cima a 6962 m e ridiscendere dal ghiaione principale pedalando.
INTERVISTA A MAURIZIO PRIMA DELLA PARTENZA
Maurizio, stai per fare una nuova spedizione importante, ne hai fatte molte, come ti senti?
Devo dire la verità, questa è proprio importante, ho lo stesso entusiasmo delle prime volte e tanta è la curiosità di scoprire. Questa volta in più c’è la gioia della nascita della mia seconda figlia anche se allontanarmi da lei vuol dire soffrire un pò perché è ancora piccina e indifesa, ma sono veramente sereno perché è nelle mani sicure della mia compagna.
Perché viaggi solo?
A me piace la solitudine, è il piacere di vivere questa situazione nel silenzio più assoluto. Nella nostra vita oramai non esiste il silenzio, il traffico, il telefono, il computer acceso, non ci ricordiamo più com’è fatto il silenzio e fa paura quando lo si incontra. La mia solitudine non fa male, è ricercata, è materiale e non è psicologica come quella che a volte si vive in mezzo agli altri, questa si che è pericolosa. Non vuol dire che non ami stare in gruppo, io organizzo anche raduni e viaggi e mi trovo molto bene con tanta gente.
Come ti sei preparato per questa nuova impresa?
Diciamo che io mi alleno regolarmente tutto l’anno, poi intensifico quando ho un progetto che si sta concretizzando. Stò facendo uscite in Mtb e bici da corsa da almeno 3-4 ore su percorsi collinari e di montagna e corro almeno 2-3 ore sulle colline o in montagna e ogni tanto inserisco un’uscita di 3 ore con uno zaino da 20 kg riempito di sabbia.
Esci in qualsiasi condizione climatica?
Si può dire di si, ma da qualche anno vivo prevalentemente in Sardegna con la mia famiglia a 15 km da Cagliari e qui il clima non è come in Trentino, dove sono nato. In inverno piove pochissimo e la temperatura di giorno è 10-15 gradi così mi posso allenare piacevolmente. Non sono mai uscito con i guanti e giacca pesante, non ho neanche il riscaldamento in casa e la scaldo tutta con una piccola stufa a legna.
Non hai mai paura quando affronti queste esperienze estreme?
Forse una volta, intendo quando ho incominciato a fare un certo tipo di viaggi pericolosi, la spavalderia da giovane mi faceva credere di essere invulnerabile, invincibile. Ora le cose sono cambiate: sono cosciente del pericolo e delle difficoltà, ho un buon rapporto con la paura, solamente i pazzi non hanno paura, ma è meglio chiamarla coscienza. Qualche volta ho avuto paura, ma sicuramente il mio allenamento, capacità di adattamento ed esperienza mi fanno alzare i limiti che altri non conoscono e posso risolvere situazioni critiche senza entrare in panico.
Conosci già le piste che percorrerai?
No, non le conosco, da molto tempo cerco piccole informazioni delle varie zone che attraverserò, a grandi linee ho tracciato una via immaginaria, poi sul posto man mano che avanzerò sulle piste cerchèrò di trovare più informazioni possibili, diventa come un’esplorazione partendo dal nulla. Farò una zona di alta quota poco conosciuta e so che dovrò affrontare zone altamente desertiche con pochissime popolazioni, ma so anche che i paesaggi saranno magnifici. Poi durante il viaggio, se le condizioni meteo e mie, lo permetteranno, cercherò di scalare alcuni vulcani oltre i 6500 m di altezza.
Ma il tuo obiettivo ambizioso è scendere dall’Aconcagua con la bici?
Si, è un sogno che ho da moltissimi anni, da quando ho incominciato a salire i punti più alti del pianeta in Asia e Sud America, pedalando con la MTB. Questa volta cercherò di portarla su e di scendere dal ghiaione della parete Nord-Overs del Cerro Aconcagua. Purtroppo per salire questa montagna sono richiesti dei permessi e per la MTB le restrizioni sono notevoli. Ma so di uno svizzero e un argentino che diversi anni fa sono riusciti a salire e poi scendere in sella e io spero che lo diano anche ad un italiano.
Ti auguriamo Maurizio che non sia solamente un sogno e possa realizzarsi. In bocca al lupo.
Grazie, crepi. Anche se rimanesse un sogno, lo sognerò con piacere immaginando di sentire il ghiaione sotto le ruote.
Ciao a tutti Mauri
IL REPORTAGE
Naturaid Argentina 2008 news n° 1
28 gennaio ore 16.00
Maurizio ci scrive: sono arrivato a Santiago dopo 14h di volo. Ho avuto un pò di problemi per il bagaglio, ma fortunatamente è arrivato tutto, bici compresa .Tra tre ore prendo un aereo che mi porterà a Calama, poi con qualche mezzo vorrei cercare di raggiungere oggi stesso San Pedro in pieno deserto di Atacama. Ho proprio una grande voglia di ritornare in questo, per me affascinante paese, che ho conosciuto anni fà in altre mie spedizioni.
Naturaid Argentina 2008 news n° 2
29 Gennaio 2008 17:36
Da Santiago ho volato verso Nord, dal finestrino il deserto mi mostrava tutta la sua crudele aridità, su un sfondo fatto di un cordone di vulcani dalle cime innevate, la Cordigliera Andina. Il deserto è una distesa accecante di sabbia, ghiaia di colline dolci, dai colori che sfumano dal panna al rosa, è una vera meraviglia incantarsi e ammirarlo con gli occhi ipnotizzati.
All’aeroporto di Calama dove sono arrivato prima di prendere un bus e fare i 120 km per arrivare a S.Pedro ho incontrato lo stesso taxista che mi portò nel 2003, mi ha riconosciuto e abbiamo bevuto assieme una cola. Com'è piccolo il mondo e come corre lento.
Mi trovo a S. Pedro De Atacama e finalmente tra qualche ora partirò.
Questo paese in pieno deserto Atacama è un luogo da ultima frontiera. Gente giovane, tipi dalle barbe e capelli lunghi vestiti in modo trasandato e libero, gente che viene qui in cerca di avventura, sbandati in cerca di fortuna, i più scaltri mettono su una piccola attività di bar, o un'agenzia viaggi che propone le cose più varie, persino snow board sulle duna di sabbia. L’aria del paese è ancora antica, strade polverose tra case di sassi e argilla, ma popolate da tantissimi stranieri che affollano i piccoli negozi di artigianato. E’ cambiata tantissimo da quando venni la prima volta nel 1997. Però lo spirito che porta i grandi viaggiatori esploratori è lo stesso, cercare la vera avventura tra la solitudine e meraviglie di questa natura fatta di altipiani oltre i 4000 m, Vulcani da 6000 m, aride piste polverose dissestate. C’e chi parte per andare in Bolivia, chi per attraversare il deserto cileno e qualcuno, come me, per andare in Argentina. Qui c’e ancora la grande avventura fatta su piste, lontano dai classici giri turistici. Certo le difficoltà sono estreme se non si utilizzano mezzi d’appoggio, ma non sarebbe più un viaggio alla scoperta delle emozioni più profonde.
Qui a S. Pedro fà caldo e la temperatura di giorno supera anche i 35 C°, ma l’escursione termica è notevole e alla sera scende anche sotto i 15 C°.
Ho fatto rifornimento di benzina per il mio fornellino che mi servira' per farmi da mangiare e ho fatto rifornimento d’acqua per 15 l perchè per almeno 250 km penso di non trovare nulla. Oggi viaggerò con calma per capire meglio tutto il mio carico e la sua disposizione; e questa sera mi accamperò a circa 3300 m, non voglio arrivare sull’altipiano a 4000 m subito, potrei soffrire il mal d’altura.
Mi sto concentrando per non incorrere in errori e assaporare tutte le vibrazioni che mi darà questa nuova avventura.
Ora mi appresto ad andare alla frontiera cilena e poi a quella argentina.
Naturaid Argentina 2008 news n° 3
30 Gennaio ore 15.30
Maurizio è riuscito a mandarci un piccolo assaggio di ciò che sta vivendo nello splendido paesaggio del deserto di Atacama;
scrive: Ieri ho pedalato per ben 82 km attorno al deserto Atacama. A farmi compagnia in questo meraviglioso deserto sulla mia destra il meraviglioso vulcano Licancabur innevato. E come altre volte in Cile ho trovato un fortissimo vento contrario che mi ha fatto veramente faticare, oltre ad aver dovuto preferire una pista più larga perché l’altra che avevo programmato di fare è impraticabile a causa della molta pioggia caduta nei giorni scorsi che l'ha resa impraticabile e fangosa. Sono arrivato alle 20.30 a 2900 m e qui ho piantato la mia tenda dove dormo subito, per la stanchezza non mangio neanche, tanto che questa mattina prima di ripartire ho mangiato ben 3 buste di pasta disidratata. Sto in tenda per ben 12 h, sotto un cielo stellato bellissimo. E’ in tenda che in ogni mio viaggio riscopro la parte selvaggia di me, ed è in tenda che vivo con poche cose che sono però l’indispensabile.
Parto poi per il passo Sico a 4200m. Devo percorrere almeno 100 km per raggiungerlo, vado dolcemente su questa pista con il mio carico di 50 kg sulla bici.
Naturaid Argentina 2008 news n° 4
1 Febbraio 2008 ore 15.00
Da un breve collegamento telefonico con Maurizio abbiamo saputo che dopo tre giorni in terra cilena è arrivato in Argentina. Ora si trova in un piccolo paese a 4000 m e si sta preparando per raggiungere il vulcano Ojos del Salado (con i suoi 6887 m è la terza montagna più alta delle Ande, dopo l’Aconcagua e il Pissis ed è il più alto vulcano attivo del mondo.). In questi giorni ha attraversato diverse piste percorrendo più di 2000 km con 4500 m di dislivello con temperature normalmente sui 30C° di giorno 1 C° la notte .Le piste sono praticamente deserte ed è stato molto difficile ed d’ora in poi ancora di più trovare piccolo villaggi dove poter fare rifornimento d’acqua. Ci diceva infatti che ora sta viaggiando con un carico d’acqua di solo 15 litri e che sta percorrendo una pista popolata solo da vecchie miniere di sale abbandonate,per cui pensa di ritornare indietro per cercarne una migliore. In questi giorni le sue pedalate sono servite anche ad acclimatarsi per poter così raggiungere altitudini più elevate.
Naturaid Argentina 2008 news n° 5
3 Febbraio 2008 ore 14.00
Maurizio ha raggiunto un piccolo paese dove alcuni geologi utilizzano internet per cui ci ha mandato alcuni suoi pensieri :
Ciao a tutti
Mi trovo a fare un viaggio unico e speciale, tantissime sarebbero le cose da dire e descrivere nel mio incontro con questa zona desertica d’alta quota della cordigliera Argentina, ma quello che ho provato attraversando questi posti che hanno reso la mia solitudine veramente sentita e unica e’ stato pensare intensamente alla mia famiglia.
Non ho mai parlato della mia famiglia, ma ora queste riflessioni diventano una necessità.
Ora io in questo momento della mia vita mi ritrovo ad essere al centro di un grande nucleo famigliare. Mamma, papà e sorella da una parte e la mia compagna Lisa, i miei figli Andrea e Greta dall’altra.
Mi sento ora il fulcro e ne sono consapevole, vesto un ruolo importante. Trovandomi ora in questa situazione di uomo realizzato capisco e ringrazio la mia famiglia di origine che ha creato quello che ora io cerco di conoscere in tutta la sua profondità.
Nasco da una famiglia stile antico dove la mamma e’ sempre stata attiva in casa e sempre disponibile di troppo amore con i figli, mio padre di famiglia povera che scappava dalla guerra, gran lavoratore e sindacalista negli anni 70, non dava mai soddisfazione diretta per i risultati che noi figli avevamo in ogni campo.
Per quello che mi riguarda man mano che io crescevo e mi distinguevo nelle avventure ed esplorazioni estreme, di lui sapevo solamente che esprimeva soddisfazione per il figlio soltanto con gli amici al bar, quando leggeva di me sui giornali o in televisione; ma quando eravamo a tavola io e lui, nessun complimento, nessuna soddisfazione mi veniva trasmessa. Io forse un po’ pativo, ma non mi sono mai sentito sconsolato e con tanta energia continuavo nei miei progetti aiutato dalla mamma. Naturalmente lei soffriva tantissimo in silenzio per le mie ripetute mancanze da casa quando partivo in giro per il mondo a fare avventure anche pericolose.
Mia sorella ha sempre moderato l’atteggiamento di nostro padre ed era di grande appoggio in qualsiasi momento, anche quando io qualche volta lo pretendevo come se fosse un obbligo.
Ora, in questa avventura, ho pensato intensamente a tutto questo e a quello che sono, e devo dire veramente grazie alla mia famiglia che con il suo modo di essere mi ha fatto scoprire molti aspetti importante della vita.
Ora io ho creato una nuova piccola famiglia che ancora sta crescendo e nessuno ancora sa quale sarà il frutto. Ma neanche io ora so cosa mi aspetta dopo quella curva e su quel passo…
vi amo famiglie.
In questo splendido posto ieri ho percorso 105 km e circa 800 m di dislivello raggiungendo 4200 m di quota, ho attraversato una delle zone più belle che abbia mai visto, circa 40 km di colline di argilla dove la pista continuava a scivolare e insinuarsi come un fiume nella giungla. La pista procedeva ad S e a volte avevo il sole alle spalle, a volte in fronte, mi sembrava di vagare senza meta tra questi coni che a volte si stringevano intorno a me e sembrava dovessero franarmi da un momento all’altro. Un gioco spietato in questo labirinto. Ho pedalato su e giù in un fondo ben compatto ma pieno di buche e spesso ho spinto sulle ripide salite ansimando e testa bassa.
Non si vedeva oltre, una svolta a destra, poi la pista si nascondeva, poi ancora una svolta a sinistra, per me quasi una sensazione di claustrofobia, ma poi arrivato sul colmo una veloce discesa mi ha portato in un océano aperto, una piana incredibile di ghiaia a perdita d’occhio dove fanno da sfondo una serie di vulcani innevati. Piango dall’emozione.
Naturaid Argentina 2008 news n° 6
4 Febbraio 2008
Mi trovo alla miniera di Arita sono appena arrivato e sono le 21,19 ore locale a 3550 m.
Questa mattina ero molto indeciso se partire da Tolar Grande un paese di 200 abitanti situato in una zona da fantascienza nel nulla. Non sono stato bene la notte, probabilmente avevo un po’ di febbre e sudavo, a volte tremavo. Sicuramente il gran sole della giornata e la gran fatica dei 1005 km.
Me la sono presa con calma tutta la mattina ed ho valutato molto bene con la gente locale la possibilità di attraversare questa favolosa zona desertica. Una pista che volevo fare portava dopo 130 km ad una vecchia miniera ora fantasma: Consolidada. Da qui partivano piccole piste che oramai solamente qualche anziano ricorda vagamente. Mi consigliano tutti di non avventurarmi, non lo fanno nemmeno loro,
Qualche biker che ha provato ad attraversare questa zona è uscito subito verso il Cile dal passo Socompa limitando i danni. C’e un’altra possibilità attraversare completamente il salar Arizado e arrivare per piste ad Antofagasta della Sierra. Mi sento veramente in forma (psicologica perchè fisicamente sono molto provato) ma non stupido da rischiare di perdermi su piste sconosciute mettere a repentaglio la mia incolumita', cosi valuto la nuova possibilità.
Mi muovo con calma, mangio e faccio rifornimento di 18 l d’acqua che dovrebbero bastare per almeno 6 giorni. Controllo anche tutta la bici e scopro che il copertone dietro e’ lesionato in 2 punti e si scorgono i filamenti intrecciati, rinforzo l’interno con della gomma grossa che mi ero portato di scorta.
Alle 13:00 parto convinto, sento il carico nuovo sulla bici. Mi allontano dal paese e subito sono in un labirinto fantastico fatto di piccole montagne di argilla e sale accecante. Mi sento coccolato da questa grande natura.
Qualche km e mi tuffo nel salar Arizado, immenso e ruvido, il suo paesaggio e’ simile ad un gigantesco campo arato tutto imbiancato della prima neve. Acceca e subito metto il passamontagna per non ustionarmi con il riverbero. Immaginavo una distesa di sale come il Salar de Uyuni in Bolivia che gia conosco, invece e’ tutto ruvido e la pista e’ faticosissima ed impegnativa anche per la bici, continuo a rimbalzare ed a cercare la via più scorrevole.
Questo salar e' ruvido per via della veloce vaporizzazione della sua acqua quando c'e' sulla sua superficie. Mentre e' molto lenta quello del Salar de Uyuni, che lo rende liscio come un bigliardo.
Sono ore che pedalo su una pista diritta e mai le montagne in fronte si avvicinano, il sole scalda, ma almeno il passamontagna mi ripara dalle ustioni. A volte mi viene voglia di toglierlo ma so che sarebbe un delitto per la mia pelle, non lo tolgo neanche per bere, bevo direttamente aprendo la bocca e avvolgendo la borraccia con la tela sulla bocca. Pedalo spesso alzandomi sui pedali e a volte carico il manubrio con tutto il corpo per togliere carico dalla ruota posteriore quando il fondo e’ veramente infuriato, cercando cosi' di limitare i danni alla ruota. Le ore passano ma il sole sembra non sentire arrivare la sera. Le ombre sono sempre piu' lunghe e sottili, spade che si insinuano negli anfratti e asperita'. A volte mi abbandono a questo dondolio continuo e guardo solamente 3-4 m avanti la ruota e i miei pensieri vanno come in uno stato di trans. Sento la voce di mio padre che mi dice mentre
mi stringe forte la mano e mi tira verso se... ora sei papà anche tu, ma sei il mio bambino....
Un collina scura all'estremita' del salar bianco attira la mia attenzione da diverse decine di minuti, e' un cono perfetto circolare e alto qualche centinaio di m, una meraviglia inspiegabile della natura. Una rara bellezza.
Come d'incanto, in un attimo le montagne si avvicinano e vengo sbattuto sulla marron argilla del sentiero che sale verso una collina, 74 km in 9 ore sono stravolto. Intravedo una luce debole nel giorno che sta per terminare.... sono arrivato alla miniera. Mi hanno detto che alcuni geologi stanno facendo ricerche perchè hanno trovato oro. Si, uno e’ canadese e subito mi ospita e mi dà da mangiare (che lusso).
Hanno un satellitare, il telefono e’ molto caro ma il collegamento internet e’ gratis. La tecnologia però. Scompare la mia fatica mentre fuori dalla baracca sta per arrivare il diluvio universale.
Nuvoloni neri, paurosi e vento da ciclone. Buona notte. Mauri
Naturaid Argentina 2008 news n°7
6 febbraio 2008
Da un breve collegamento telefonico Maurizio ci ha fatto sapere che ieri pomeriggio si trovava in un piccolo villaggio sperduto fra gli immensi salar che sta attraversando. Precisamente il villaggio Antofalla a 3300 m abitato da sole 60 persone, ma incredibilmente con la possibilità di telefonare e di usare internet (da dicembre c'e' stato un finanziamento per cercare di valorizzare questa parte di territorio e farla conoscere al mondo e i primi risultati sono stati la costruzione di una casa con una linea telefonica). Maurizio ci ha raccontato che lo hanno ospitato con grande gentilezza, ma sopratutto con grande stupore perchè mai nessuno si avventura da solo da quelle parti e mai era arrivato in sella ad una bicicletta.
Il capo del villaggio gli ha addirittura permesso di telefonare attaccando il loro unico generatore di corrente per 15 minuti. E' incredibile come dove non c'è nulla e niente c'è invece grande disponibilità e gentilezza per il prossimo. Maurizio ora sta percorrendo una solitaria pista di 250 km, ma ci diceva di volerla fare in tranquillità perchè ha ancora con se il necessario per altri 4-5 giorni.
Naturaid Argentina 2008 news n°8
11 Febbraio 2008
Nuovo collegamento telefonico e nuove notizie dall’Argentina.
Maurizio il 9 Febbraio alle 19.30 ha concluso l’attraversata della meravigliosa pista che attraversa la catena cilena Andina. Sino ora è l’unico biker che si è avventurato nell’attraversare questa pista che estende per ben 250 km, a 4000m con punte sino a 4850 m. Ci ha raccontato di aver attraversato diversi salar e un paesaggio ricco di calate di lava, di grandi distese di sabbia e argilla. Pedalare in questi posti è stato difficilissimo tanto che ha dovuto spingere la bici per diverso tempo, percorrendo anche soltanto 30 km al giorno. Ha dovuto fermarsi diverse volte per controllare la bici che per il cattivo terreno iniziava a dare qualche problema e ci racconta che se si fosse rotto qualcosa sarebbe stato difficile riparare anche perché è impossibile trovare aiuto e assistenza in quei posti, in questi giorni non ha mai incontrato nessuno.
Ora si trova al passo San Francisco. Non è sicuro di riuscire a compiere la sua discesa sull’ Aconcagua perché come gia sapeva dall’Italia è difficilissimo ottenere il permesso. Intanto continua verso Ojos del Salado
Naturaid Argentina 2008 news n°9
Alle 13.00 di oggi 15 Febbraio abbiamo ricevuto una breve telefonata di Maurizio. Si trovava a Las Grutas, e' ritornato nella gendarmeria Argentina di confine e ci ha raccontato brevemente della sua pedalata a Ojos del Salado. Ha tentato di salire il vulcano con due alpinisti austriaci, ma hanno trovato neve e fortissime raffiche di vento per cui partiti di notte, dopo aver attraversato anche un ghiacciaio, si sono dovuti fermare a 6600 m di quota anche perchè ha nevicato per due notti di seguito. Maurizio poi è ritornato a 6000m dove ha ripreso la bici ed è volato sino alla Laguna Verde a 4200 m, si e' rifocillato con il cibo che aveva lasciato al suo bivacco ed e' ripartito per il passo S. Francisco a 4750 m. In questa giornata 80 km di bici oltre che alla scalata ed è ritornato a Las Grutas. Ora è diretto a Fiambal che dista 200 km dove forse potrà collegarsi via internet e raccontarci meglio tutti i dettagli.
In questa zona per un raggio di 400 km non si trovano vittaggi e possibilita' di rifornimenti alimentari. Bisogna essere completamente autonomi.
Naturaid Argentina 2008 news n°10
16 febbraio Ciao a tutti voi
Mi trovo a Fiambala un piccolo paese a circa 1500 m di quota.
Mi spiace molto non aver potuto tenere molti contatti in questa ultima settimana, ma la regione che ho attraversato e’ molto isolata e le condizioni sono estreme.
Il 9 febbraio ho concluso una attraversata mai conclusa da nessuno in bicicletta in completa autonomia e senza nessun supporto esterno. Il percorso di circa 800 km attraversava tutta la zona Andina Argentina e la difficile regione di Catamarca. Un percorso quasi sempre oltre i 4000 m e solamente per circa 300 km sceso a 3500 m con passi fino a 4800 m. Da Nord a Sud, tentato da altri ma terminato prima percorrendo alcune vie di fuga che portavano ad Antofagasta Della Sierra oppure al passo Socompa.
Io invece ho proseguito fino all’ultimo avamposto fantasma Las Quinuas (dove a volte vivono 2 persone grazie ad un po’ d’acqua che le montagne innevate sopra questa oasi rifornisce) e poi ho proseguito in direzione del vulcao Pinuaco e poi verso Las Gruras.
E’ stata una esperienza molto forte, in completa solitudine tra vulcani e lagune di bellezza fuori dal comune. Luoghi antichi che solamente mescolati alla propria solitudine, alla fatica, alla sofferenza possono arricchire il proprio io e rafforzare i propri sentimenti più profondi e scoprirne di altri, e capirne le lacune.
Gli ultimi 4 giorni sono stati i più difficili perchè poche erano le certezze reali. Bisognava decidere se andare avanti o uscire da queste vie di fuga. Il pensiero di una notte in tenda. Io sono sempre stato bene e la mia psiche non e’ stata mai scalfita da grossi dubbi, ero sempre certo di essere sulla pista giusta, diciamo direzione perché spesso la pista scompariva e bisognava solamente intuire la direzione tra le colate di lava nera e le colline di sabbia gialla e ghiaia grigia oppure girare tra le lagune dal blu intenso o attraversare i salar accecanti. Il carico della mia bici di 50 kg era veramente una zavorra, ma la grande necessità d’acqua era indispensabile, ed io ne portavo con me circa 18 l. Negli ultimi giorni andavano esaurendosi perchè ne usavo per bere e per cucinare. Quanti pensieri su questa indispensabile risorsa. Che nel nostro mondo non ha il giusto e grande valore che merita, anzi, la maltrattiamo e quasi non ci appartiene anche se non possiamo farne a meno in continuazione nella nostra giornata. Ogni volta che abbracciavo la borraccia io ero dedicato con tutto il mio pensiero e mi spruzzavo piccoli getti nella bocca e sui denti, era una vera goduria ad occhi chiusi. Ne spruzzavo per 3 volte (il numero perfetto) ma qualche volta quando la fatica era tanta e la bocca veramente secca che la lingua mi si attaccava il palato, mi abbandonavo e ne spruzzavo 5 volte. Un bene prezioso che alimentava anche le mie buste di cibo disidratato che cucinavo la sera.
L’attraversata del salar de Antofalle, mi ha impegnato moltissimo perchè immaginavo di trovare la pista facilmente invece ho continuato sulla costa ovest per diversi km sperando di vedere delle tracce sicure. Dopo qualche km che spingevo la bici sotto il sole bruciante, intuisco di aver superato il passaggio chiave che portava sulla sponda opposta. Io avvolto dal passamontagna e coperto tutto il corpo per non bruciarmi, tra gli occhiali, ritorno e riconosco alcune tracce di un passaggio. In 3 ore faccio 6 km e mi ritrovo sull’altra sponda, circondato dalle montagne e vulcani che arrivano fino sulla sponda del salar. Spingo perché il percorso e’ duro e pieno di cunette che fanno sobbalzare la bici e non voglio rischiare di spaccare qualche cosa.
(un portapacchi anteriore e’ già rotto e riparato in qualche modo con dei ferri) continuo verso sud, costeggiando completamente il salar in tutto il suo perimetro come fa un naufrago che cerca una ansa sicura. Sono molto provato, ma devo continuare fino a tardi perchè qui sul sale non posso piantare la tenda, e' tutto sconnesso, e’ duro come il cemento e i picchetti non si piantano. Arrivo esausto su una piccola baia di sabbia, ho fatto solamente 30 km e tira un forte vento. Quando mi fermo non avverto più la fatica perché tutti i muscoli non sentono il carico della bici e mi sembra di rinascere. Il solito rito riparare il fornello a benzina dal vento e far scaldare l’acqua per le buste di cibo. Alle 22 e’ notte e o sono già coricato e nella tenda ho tutto sotto mano. La gola e’ sempre secca e godo quando bevo. I volti della mia famiglia sono come le foto appese e li vedo lampanti e ben definiti fino a che non mi addormento. In tenda a volte la temperatura e’ scesa anche a meno 8-10 gradi, ma io ho tutto il necessario per non patire il freddo. Ogni tanto esco la notte, sopporto il freddo e ammiro qualche minuto il firmamento, e’ una distesa infinita di puntini luminosi che si perdono nel nero spettrale, quasi vengo assorbito dalla via lattea e nebulose, sopra la mia testa riconosco sempre la costellazione del guerriero. Il giorno dopo la stanchezza e’ generale e così non mi accorgo se sono veramente stanco. Qualche tratto di pedalata mi da entusiasmo e non penso all’acqua che va consumandosi, ma ho la certezza di essere sulla direzione corretta puntando verso il Vulcano Pinuaco, vedo il suo particolare e inconfondibile cono in lontananza. Continuo nella sua direzione e mai non lo raggiungo, il percorso e’ molto sinuoso, un colpo il sole e’ alle spalle e il vento a favore, un colpo e’ in fronte e il vento mi sputa la sabbia sotto ghi occhiali. Le colate di lava che risalgo spingendo sono sassi neri che fanno un rumore metallico affondati nella sabbia finissima. Procedo molto lentamente a 4700 m, ansimo e mi fermo spesso dandomi in continuazione dei punti di arrivo, poche decine di m a dir il vero. Avanzo a piccoli passi scivolando nella sabbia che entra nello scarpone anche se io ho stretto i pantaloni alla caviglia. Testa bassa, guardo solamente 2 m avanti per dare la direzione migliore alla bici. La trascino dal canotto della sella. Non ho grande fretta, so che dovrebbero mancare circa 50-80 km 2-3 giorni, il mio pensiero rafforzato negli anni mi ha fatto capire che muovendosi, anche lentamente fa sempre arrivare. Bisogna muoversi, fare, costruire, anche lentamente e sicuramente si arriva, si crea, si realizza. Una cosa e’ certa se si sta fermi, se si aspetta immobili, non si arriverà mai. Questo e' certo, è sicuro. Certo ci vorrà del tempo, ma prima o poi muovendosi si arriva al traguardo. Spingo ed e’ una fatica estrema che ho cercato e che io amo, e’ una sorta di meditazione.
Cerco ora in questo momento della mia vita di trasmettere queste emozioni e pensieri ai miei figli, e mi auguro che crescano sicuri e resistenti a questa grande avventura che e’ questa bellissima vita.
Il sole picchia, la quota mi fa ansare, la gola e’ arsa e incollata, mi porto appresso la mia bici, e’ indispensabile e’ la mia unica sicurezza non la posso abbandonare, la devo curare, fa parte di me, e’ la mia scialuppa. Sono un uomo lento che scivola su questa madre natura, un automa, il fisico si muove silenzioso a volte barcollando, la testa accaldata ciondolante, ma la mente attenta, dolce, lo accudisce, non lo spreme e ascolta i suoi problema e le sue necessità, non lo può frustare e buttare allo sbaraglio, sarebbe un delitto, si potrebbe non uscire mai da questo labirinto se ci fosse un danno fisico. L’ho guadagnato con l’esperienza, il fisico ha grande potenzialità se ben allenato, ma il combustibile che lo fa andare avanti integro il più possibile e’ la mente: il diamante più prezioso. In ogni giorno di vita, vale questa regola, e questo diamante e’ da custodire con grande parsimonia e amore.
Poi, quando ogni passo, ogni spinta, ogni movimento e gesto e’ diventato automatico come lo scorrere del tempo di uno orologio, anche la mia mente si allontana da questo controllo e si solleva, galleggia nelle sue sfere, quasi proseguo senza guardare, e’ inserito il pilota automatico.
Un uomo, 3 situazioni: un corpo, la mente, e le vibrazioni. Con la mente guardo anche le mie emozioni, i miei amori e li penso intensamente. In questo momento ho raggiunto un grande stato di pace e mi sento fortissimo. Quando valico l’ultimo passo a 4850 m, mi aspetta una discesa tra i sassi e argilla, scorgo vulcani innevati e una pista netta in lontananza capisco di essere verso la fine e di essere arrivato sulla strada principale. Ho con me poco più di un litro di acqua e mi abbandono sdraiato per terra ridendo singhiozzando e piangendo di gioia.
15 km di asfalto per raggiungere Las Grutas a 4000 m di altitudine che e’ solamente un posto di gendarmeria di frontiera Argentina e fortunatamente anche dormitorio. Rimango un giorno per recuperare e riesco a scaldarmi un pò d’acqua calda per lavarmi… finalmente.. mi sento pulito.
Oramai so che non e’ possibile provare a realizzare il mio progetto sull’Aconcagua. La bici non e’ più permessa da qualche anno nel parco per via delle migliaia di persone che ci fanno visita nei 3 mesi invernali, il campo base e’ proprio una piccola città senza pace caotica e rumorosa, un vero business in espansione.
La mia idea ora e’ provare a raggiungere il Cile alla Laguna Verde che dista solamente 40 km e avventurarmi verso il Vulcano Oios Del Salados di 6880 m e provarne l’ascensione. Nei mesi di Dicembre e Gennaio ha nevicato molto e quest'anno molte spedizioni anche sull’Aconcagua hanno dovuto rinunciare alla cima.
11 febbraio supero il passo San Francisco a 4750 m e raggiungo la Laguna Verde, dal blu-verde intenso situata a 4200 m in una zona aridissima ma magnifica. Qui c’e’ una troupe televisiva Brasiliana che sta facendo un documentario e mi fa molte riprese e interviste, vivo un momento quotidiano da protagonista.
Anche qui erve un permesso per salire il Vulcano, io sono un po’ disperato perchè viene rilasciato solamente a Copiapo a circa 300 km di distanza. Non ho tempo per fare questi tentativi e ai responsabili del campo dico solamente che farò un avvicinamento in bici al campo base Atacama a 5300 m. In questo escamotage mi aiuta e mi copre una guida argentina, Ramon che accompagna la troupe Brasiliana.
Il 12 febbraio percorro 34 km per salire al campo base Atacama, ho lasciato del materiale alla Laguna Verde e salgo in 5 ore sulla pista tra i ghiacci. Qui ci sono alcuni francesi e americani che hanno tentato la salita ma invano per le cattive condizioni. Ci sono anche 2 alpinisti austriaci con cui faccio amicizia e passiamo del tempo assieme. Io dico della mia idea di salire il vulcano con la guida che risiede qui al campo base dove c'è l’ossigeno per una sicurezza e si alterna con altre guide della Laguna Verde.
Ma mi dicono che se voglio salire con loro non ci sono problemi visto la mia esperienza e la visita fatta con lo strumento per vedere il mio stato di acclimatazione a 5300 m, 84% capacità di assimilare ossigeno e 93 battiti cardiaci. Ok fatto. Domani avanzeremo assieme.
Nella mia tendina la temperatura notturna scende a -4 non e' molto freddo e fuori c’e bufera, sbatte tutto.
Il 13 febbraio preparo il materiale per la salita e mi procuro dei ramponi vecchi. Naturalmente preparo anche la bici. Lascio qui l’altro materiale e mi preparo per salire il campo avanzato a 5800 m dove c’e una specie di container con dei posti per dormire. Stiamo bene e in meno di 3 ore saliamo al campo.
Poca roba ma l’indispensabile, cibo, acqua, sacco a pelo e vestiti pesanti per la salita. Io mi sono portato dall’Italia anche gli scarponi da ghiaccio, indispensabili.
Dopo aver mangiato della zuppa e bevuto molto te, la notte passa insonne mentre un’altra bufera e’ incominciata. Speriamo duri poco e il vento tanto odiato faccia la sua parte spazzando via le nuvole.
L’appuntamento della sveglia e’ alle 3 e ci ritroviamo tutti pronti alle 4 per la importante salita. Il cielo e’ libero e si vedono le migliaia di stelle con la via lattea.
La temperatura varia dai meno 10 -15, non e’ molto freddo, ma il vento cerca di penetrare insidioso tra i vestiti. Maikol e’ un esperto alpinista e fa strada con la sua potente frontale. I passi sono lenti e il fondo e’ molto instabile perché sotto la neve c’e’ il ripido su ghiaia e ogni tanto si scivola. Il respiro e’ affannoso man mano che si sale di quota. Il vento fa barcollare e ogni tanto mi viene un freddo da far male ad un piede. Passo dopo passo si sale tutti e tre assieme un po’ distanziati. Io sono ultimo e vedo queste 2 piccole luci avanzare a ritmo regolare e lento. Sempre più lenti, mi manca il fiato e mi fermo spesso a bocca aperta cercando piu' ossigeno possibile con i battiti cardiaci che salgono sempre piu'. Conto i passi piegato in avanti, Ogni 20, 40, 50 mi fermo appoggiato sul ginocchio, sembra non salire mai. Quando il battito sembra buono riprendo per altri piccoli 20 30 passi, poi nuovamente piegato sul ginocchio, sbadiglio. Il cielo e’ bellissimo, ma il vento ogni tanto ti taglia forte il viso con spolverate di neve. Si respira a bocca completamente aperta sotto il passamontagna. Non ho freddo al corpo, qualche volta alle mani ma muovo le dita nelle moffole e subito riprendono calore. Continuo pianissimo dondolandomi ad ogni passo e saliamo a zigzag. Sembra un percorso collaudato, non e’ tecnico. Arriviamo su un ghiacciaio abbastanza ripido che fa da traverso per raggiungere l’altro versante. Scivolare qui vorrebbe dire arrivare in fondo per diverse centinaia di m. Non
si sa in che condizioni. L’attenzione e’ ai massimi livelli. Dobbiamo mettere i ramponi. E’ un’impresa, i meno 12 e il vento che soffia forte li fa abbassare ulteriormente, mi devo togliere le moffole e mettere i guanti di lana cotta che hanno le dita libere per lavorare meglio. Faccio fatica a mettere i ramponi con le cinghie che avevo già preparato al campo. Tremo per il dolore alle dita, e spesso alito forte e metto le mani in tasca. Si sta alzando l’alba e si intravede una linea arancione nel buio. Attraversiamo il ghiacciaio per qualche centinaio di m. A volte lo strato e’ duro, a volte si rompe una lastra sopra e si sprofonda fino alla vita. E’ faticosissimo prendere condizione. Il vento lancia delle forti raffiche. Non mi sento padrone di me stesso. Mi sento come strattonato a volte spinto violentemente. Non vedo l’ora di essere fuori da questa situazione. Controllo in continuazione i ramponi. Le cinghie una volta rosse ora sono di un colore rosa spento, sono vecchie e un po marce, una l'avevo strappata al campo quando li preparavo. Sono la unica mia sicurezza per progredire sul ghiacciaio. Li controllo in continuazione. Le cinghie non devono allentarsi. Camminiamo ancora più lentamente. Il vento fa barcollare e cadere 2 volte Maikol davanti a noi, lui grida, probabilmente bestemmia. Non riesco a capire per il sibilo del vento. Lui si gira e ci guarda. Sembra voler dire qualche cosa, e’ indeciso. Siamo in mezzo al ghiacciaio e spegniamo le frontali, il panorama sotto e’ uno orizzonte aperto di cime inferiori. Non ho mai assistito ad una realtà simile, mi si inumidiscono gli occhi. La natura e’ li che si mostra senza reazioni, impassibile si mostra come e’ realmente. E’ solamente da accettare nella sua semplicità. Arriviamo sull’altro versante, ora camminiamo sul misto e mi sento un po’ più sicuro. Ma il vento sembra aver rafforzato la sua energia. Siamo tutti e tre vicini su una piccola sosta comoda e piatta. Ci parliamo ma non ci sentiamo. Torniamo indietro!. Il vento e’ proprio frontale e le raffiche forti sono improvvise. Maikol ci guarda negli occhi e a malincuore scuote la testa. La cima e’ li, a vista, siamo a 6600 m alle 8:25. in pieno giorno.
Muove ancora la testa e ci supera in discesa con gli occhi tristi. Poche parole, non si girerà più per qualche centinaia di m. chissà cosa passa nei suoi pensieri. Io guardo ancora una volta in alto mentre la neve mi passa sul volto e ritorno sul ghiacciaio.
Non sono triste, la forza e’ accettare, non e’ successo nulla che abbia modificato il mio stato di forza. La rinuncia fa parte dello star bene e della grandezza dell’uomo.
Ritrovo la bici che avevo lasciato a 6000 m e volo al campo base Atacama a 5300 in 16 min. Poi via ancora alla Laguna Verde dove mi immergo nelle sue acque calde termali caldissime. Ho già recuperato, che la mia idea e’ ritornare il prima possibile a Las Grutas. Sto bene e le gambe girano. 80 km fatti in bici e sono su una branda. Penso volentieri a me stesso.
Si, forse sono bravo, bravissimo per alcuni, ma so che la mia forza e’ accettare tutto di me stesso. E riconoscendo di non aver perso nulla nelle apparenti sconfitte ho guadagnato tanta ricchezza.
15 febbraio
Sono passati circa 1200 km e 14000 m in salita 14500 m in discesa. Lascio le alte cime e mi butto tutto d'un fiato per 180 km verso questo piccolo villaggio di Fiambala a 1500 m di quota, la strada e’ asfaltata, naturalmente il vento mi fa compagnia, ma io insisto e alle 22:30 quando e’ buio fitto sono in un comodo dormitorio.
"Quello di scendere con la bici da una grande montagna era un sogno che rincorrevo da anni ed ora e’ rimasto ancora un bellissimo sogno, forse era un’utopia, che mi accompagnerà probabilmente per il resto della mia vita e sarà difficile da cancellare, nelle mie notti al caldo sotto le coperte".
Continuo verso sud.
Naturaid Argentina 2008 news n°11
18 Febbraio
Ciao a voi che mi seguite,
Ci siamo lasciati qualche giorno fa, o qualche centinaio di km fa.
Ora il viaggio ha un sapore nuovo, l’estremo e’ stato fatto e l’ho sentito molto. Ho sofferto, ma mi ha lasciato grande esperienza, mi ha donato tutta la sua difficoltà e crudeltà, un limite che probabilmente il mio stato interiore doveva provare ed esplorare dovevo gustare questo nettare prelibato. Ora si presenta un nuovo teatro con un nuovo palcoscenico, un passaggio in una nuova dimensione. Ora mi si propone di assaporare il viaggio negli incontri quotidiani, comuni di tutti i giorni, che si possono vivere su questa terra in ogni momento. Non importa dove si e’, in Africa, Asia, Oceania, America, Europa, a 0 m, a 4000 m al mare in montagna, non importa dove, ci sarà sempre un postino che fa il suo lavoro, a piedi nudi, su una bici scassata, su una moto , su un pulmino, su un aereo, cambia la situazione perché a condizione e’differente, ma il fine no… recapitare un messaggio. Ognuno nel mondo fa un suo gesto,certo l’apparenza e’ diversa perchè alcune aree sono cresciute in fretta, da noi ci sono discoteche e nait, in altri luoghi c’e’ chi suona su un tronco o bidone di plastica , ma il fine e’ lo stesso stare insieme cantando e ballando. Negozi, commissari di polizia,banche, il nome e’ lo stesso, non cambia…. Cambia il personale più o meno ben vestito, cambia la struttura, bella bellissima, con vetrate lucenti, pulitissime o fatiscenti, ma il fine rimane lo stesso,…l’uomo continua il suo processo di produzione, di distruzione di inquinamento, di ricchezza, di benessere, lento in alcuni luoghi,frenetico in altri, ma la situazione di cammino verso il domani e’ continua in tutto il mondo. La terra no, continua lentamente a mantenere la sua dimensione primitiva, la sua difesa e’ nell’attesa che l’uomo trovi come sempre situazioni per migliorare nel tempo… e’costretto per sopravvivere.
Sono partito da Fiambala il pomeriggio per arrivare a Tinogasta, sono stati 50 km di asfalto e naturalmente il vento contrario mi ha fatto penare veramente, questa e’ una zona molto esposta mi hanno detto che nel
pomeriggio arriva alla sua massima forza. Procedo ad una quota di 1200 1500 m circa il caldo e’ di circa 30-33 gradi e sento benissimo la semplicità nella respirazione. Poi altri 110 km con circa 1000 m di dislivello fino ad un passo di 2100 m mi portano a Famatina un piccolo villaggio ben strutturato.
Ho passato piccole comunità dove il tempo sembra fermatosi rispetto al nostro, o forse e’ meglio dire e’ ancora a 40-50 anni fa, ma sta’ cominciando il cammino, lento ma inesorabile, verso il domani. Sta
arrivando il telefono e molti giovani ci giocano, in qualche luogo Internet e’ apparso (per la mia comodità) ed e’ preso d’assalto dalla popolazione locale.
Ho attraversato villaggi come Santa Cruz, Campana, La Cuadra,Potrerito, anche un posto di controllo di polizia che verifica e confisca generi alimentari, non confezionati per salvaguardare la zona dalla diffusione di parassiti. Ero proprio seduto sullo scalino della caserma e mi era stato dato acqua fresca, quando e’ passata una machina e dal controllo e’ stato confiscato della frutta e pollo cotto. Appena la macchina se ne e’ andata mi hanno dato la frutta, delle pere e il pollo lo hanno mangiato loro.
In questi 2 giorni ho incontrato molti giovani che si divertivano pedalando sulle loro bici dai pezzi arroccati o che giocavano a rincorrersi tirandosi farina o giocando con copertoni, ho pedalato pensando alla mia gioventù , quando ero ragazzo e giocavo sulla strada (sterrata, anche Riva del Garda) con altri ragazzi. Vedendo queste bande numerose ricordo volentieri quando giocavo vicino alla chiesa facendo piste di terra per le biglie o quando si giocava a nascondino nelle sere d’estate, e quando diventati più grandicelli e “violenti con desideri di guerra” ci sparavamo con le cerbottane dei coni costruiti con la carta, quella della Famiglia Cristiana era quella più adatta perchè era consistente e lucida… e la punta che ne usciva era dura. Una bella arma. E tutti questi spensierati, mi hanno sempre accolto con serena semplicità chiedendomi chiero e da dove arrivavo, erano piacevoli momenti di tranquillità.
Ricordo volentieri quel momento sulla strada stretta tra la vegetazione lussureggiante del piccolo paese di Campana in giro nessuno, quando io in cerca di acqua fresca scorgo una piccola costruzione oltre il filo spinato con un scritta “bebetas” mi fermo,passo la piccola staccionata e busso sulla finestra rotta. Dopo un po’ si apre e si presenta una donna sorridente senza fretta, alle sue spalle nella piccola sala tanti scaffali con bottiglie varie e un po’ di tutto. E’ un bazar. Mi chiede come và Parliamo un pò, arriva anche il giovane marito a petto nudo con in braccio una bimba piccola che piange, mi sorride e mi allunga la mano. E’ il mio sposo mi dice lei. E accarezza la bambina. Prendo una grande bottiglia di acqua fresca e continuo ricordando con grande rispetto questo sentimento familiare.
A Famatina ci arrivo verso le 20:30 c’e’ grande movimento nella piazza principale perchè e’ l’ultimo giorno di carnevale, ne approfitto per mangiare al tendone della carne e empanadas, c’e gran confusione la birra e il vino scorrono a fiumi, la musica e’ un Vulcano, tutti sono sporchi di colore e si spruzzano con le bombolette e’ la “Chiaya”. E’ il saluto all’ultimo giorno di carnevale ed e’ tradizione tirarsi la farina e sporcarsi con il lucido da scarpe. Rimango un poco in disparte e appena incomincia a piovere me ne torno al dormitorio.
Il giorno dopo la giornata e’ splendida, ognuno ritorna alla propria realta’ ed anche il Paese di Famatina deve fare la sua “battaglia”.Da 2 anni sta combattendo contro un progetto di una multinazionale per creare una grossa miniera per l’estrazione di molti prodotti minerari, questo comporterebbe un altissimo stato di inquinamento e disboscamento di una vastissima area. La gente e’ preoccupata ma continua la sua lotta. Mi dicono che molte quote azionarie di questa impresa multinazionale siano del presidente americano.
Naturaid Argentina 2008 news n°12
19 Febbraio Ieri ho percorso 71 km di pampas tra uccelli e magnifici pappagalli ,con 110 km di dislivello. Ho pedalato con un pò di fatica per il caldo torrido. Ho cominciato un salita ripida poi mi sono fermato con la mia tenda vicino ad un fiume. Oggi sono arrivato Villa Union dopo 70km ma preferisco non sostare e continuare .Questa è una zona stupenda ,ricca di gole con cactus fioriti,credo sia uno spettacolo unico. Continuo per Guandacolo
20 febbraio Ho fatto 104 km ,e buoi e in lontananza vedo le luci del villaggio, ma non ho voglia di fermarmi li,preferisco piantare la mia tenda fra cespugli e la sabbia. C’e molto vento,ma non mi disturba perchè comunque è caldo. Mi distendo a terra,sto fuori dalla tenda completamente sdraiato per terra. Ho voglia di vera libera solitudine che per me è una grande ricchezza. Questa pace mi piace ,guardo il cielo,il gioco di colori che creano le nuvole mentre passano sopra di me e vanno via creano uno spettacolo unico. Guardo nella profondità celeste e vedo temporali lontani ,cerco, cerco e vedo delle piccole luci,piccole stelle ,siete voi piccoli miei.
20 febbraio ore 10 Che notte!! E’ passato un uragano, ci sono stati tuoni, fulmini ,vento e tantissima acqua, dalle 3.30 alle 6 sembrava il finimondo…Entrava acqua da tutte le parti ,il mio sacco a pelo è tutto bagnato io cercavo di togliere l’acqua dalla tenda strizzandola via con una maglia. Vedevo l’acqua mescolata all’argilla passare sotto lo tenda sembrava un torrente che tentava di portarla via. Sono tutto bagnato,per fortuna la temperatura è di 23 ° e non ho freddo .Sono la 10,il cielo è ancora minaccioso e io sono in tenda a mangiare aspetto il sole per poi ripartire.
Naturaid Argentina 2008 news n°13
Ciao a tutti voi Naturaider e appassionati di avventura.
Fino ad ora ho pedalato per 1623 km con un dislivello in ascesa di 17500 m e in discesa di 18000 m.
Mi trovo nel tranquillo paese di San Jose De Jachal.Case basse e piccole, strade larghe e vuote, caldo torrido, fortuna i tanti pioppi e salici fanno una gran ombra fresca. Ho comperato un cocomero e l’ho divorato in tutto il suo sugo seduto sul ciglio della strada, io in camicia e pantaloncini tutto sporco e puzzolente, mi sento proprio bene come un selvaggio. Lo taglio a grande spicchi e lo addento ad occhi chiusi in un abbandono totale, che piacere immenso sentire questa dolcezza anche se dopo avevo le mani incollate dal suo nettare. Poche macchine arrugginite si muovono lente i guidatori mi guardano, sono gigantesche Ford e Chevrolet arrugginite e datate, le guardo passare come se fossi in un film, ma oramai stanno dando il posto ai piu moderni pikup 4x4. Piccole estansie con recinto di legno e rami intrecciati racchiudono cavalli e asini, c’e’ sempre un bidone nero per la riserva d’acqua sul tetto. Qualche uomo a petto nudo con cappello seduto mi saluta con un cenno di mano. Qui hanno mandrie e coltivano uva e olivi. Tempi da Gaucio gli antichi mandriani. Il tempo sembra proprio essersi formato, che bello. Per un momento ci sono anch’io lontano dal mio mondo, fatto di tanta carta, firme, timbri, controlli, conti. Che bravi siamo stati a crearci un mondo di impegni per perder tempo il più ’ possibile e a dar in mano tutto al micro cip elettronico.
Se penso che e’ oramai da qualche giorno pedalo peri il gusto di viaggiare e attraversare territori, con il desiderio di stare solo con me stesso in completa pace.
Il 19 febbraio ho percorso 104 km dal mio ultimo campo a 1200 m vicino ad un torrente con acqua non troppo fredda. Naturalmente mi sono immerso completamente anche se la mia pelle si interiziva. Serae mattina. Quel giorno e’ stato veramente piacevole, ho pedalato arrivando a 2000 m di quota tra le rocce e argilla di un rosso intenso di Costa Miranda, mi fermavo man mano che salivo su ogni tornante ammiravo la profondità e il continuo allontanarsi delle montagne che sparivano le une dietro le altre. Sulle loro dorsali e fin sulla strada,migliaia di kaktus giganteschi e io ci passo proprio ora che sono tutti in fiore. Uno spettacolo unico, sono giganteschi fiori bianchi che ne lasciano la loro essenza fresca e delicata. E’ un miracoloche capita una volta all’anno e dura 5 giorni poi svanisce tutto e l’ambiente ritrova le sue aspre spine. E’ stato un caso e io ci passo proprio in questi giorni, che giardino naturale.
Supero questa costa rocciosa e una dolce discesa mi riporta a fondovalle, su strade diritte per decine e decine di km, e’ quasi una noia, un tormento alla pedalata meccanica, per me che sono abituato a ben altro. Mi sto avvicinando al villaggio di Guandacol ma voglio godermi tutta questa pace assorbita nella giornata e così decido di accamparmi in una valletta poco distante dalla strada.
Piano piano scende la prima oscurità, se ne va il sole e io comincio ad intravedere in lontananza le luci della cittadina. Lo zaino e’ posizionato da cuscino alto, stendo la giacca, e poi mi sdraio completamente e mi trovo una posizione comoda. Sono in pace e ogni mio muscolo e’ rilassato, nessun movimento brusco, anche la mente riposa, solamente la vista cerca nel cielo e tra le nuvole i moltissimi colori che il sole sa creare e mescolare con esse. Un’altro spettacolo, solo il mio respiro e’ necessario, nulla si muove, solamente la tavolozza nel cielo si modifica dolcemente. Le sfumature sonno quelle dell’arancione e blu scuro, disegnano contorni ben marcati sull’orizzonte assieme al profilo delle montagne. Che bella combinazione viva e intensa. Sono come in trance coccolato dal vento caldo che soffia leggero, forse sarà per la stanchezza ed ora che il viaggio va a terminare, l’adrenalina si sta sciogliendo e mi ricorda di come ho sollecitato il corpo. Rimango qualche ora, con solamente la borraccia dell’acqua vicina.
Man mano che il cielo diventa scuro anche le stelle appaiono. Piccoli puntini chiari poi sempre più vivi e luccicanti,…. Vedo i loro volti, i miei coccoli e vedo lei….. i miei amori.
In lontananza cumuli di nuvoloni, grigi, scuri, neri, in tutte le sue sfumature trattengono al loro interno bagliori luminosi e saette. Un gioco, come in un’amplesso, le nuvole si contorcono e non fanno uscire neanche il boato, solo la scarica elettrica illumina di bianco il profilo. E’ il mio sonnifero mentre sullo sfondo in lontananza si e’ ben definita la linea di luci arancioni le “Pueblo” e prima che faccia completamente effetto sono in tenda nudo sopra il mio sacco piuma.
Alle 3:30 mi sveglio bruscamente, la tenda e’ in balia di raffiche e la pioggia scende a secchi. Cerco la pila frontale, entra acqua da tutte le parti, non mi sono mai trovato in tenda in una cosa di queste dimensioni, cerco di proteggere quello che posso, ma l’acqua sembra entrare come con un tubo, sono tutto fradicio, il sacco piuma inzuppato, piego il bordo di plastica della porta della tenda per far uscire l’acqua e vedo altra acqua che mi passa avanti mista ad argilla, scende sotto la tenda, portando via sabbia, la sento sotto i
piedi. Tuoni e lampi mi spaventano ulteriormente e abbagliano nella notte. Continua così per ore, io piegato nella mia piccola tenda che continuo a buttar fuori acqua, tuoni e fulmini, poi come e’ arrivato questo uragano alle 6:00 termina tutto. Mi riaddormento rannicchiato con la camicia addosso.
L’indomani riprendo il cammino, numerosi torrente hanno scaricato melma, argilla e sassi sulla strada impedendo alle macchine di passare, io a piedi scalzi e tirando la bici riesco a passarli. Mi dicono che e’ stato un caso eccezionale che non si verifica in questo periodo ed e’ statomolto pericoloso perchè molte sono state le saette che hanno toccato terra. Continuo sulla strada collinare, ad ogni depressione un guado, non so quante decine di guadi ho fatto in 80 km, fortunatamente verso sera l’acqua dei torrente era poca e non mi toglievo gli scarponi.
Un’altro campo tra i cespugli, la temperatura e’ ottima, solamente le zanzare mi hanno divorato, mi sembrava di rivivere momento di quando ero in Canada sul fiume Yukon, centinaia di piccoli morsi mettevano prurito alla mia pelle. Ho acceso 2 fuochi intorno alla tenda per cercare di limitare i danni. In compenso ho dormito bene anche se ha piovuto, in maniera normale.
Penso che questa notte mangerò carne qui a San Jose De Jachal. Ne sento già il sapore.
Continuo verso Sud
Ciao Mauri
Naturaid Argentina 2008 news n°14
Eccomi qua, ciao e buona giornata.
Si, il mio viaggio e’ terminato proprio ora a San Juan
24 febbraio ore 18:15 22 febbraio.
Ci siamo lasciati qualche giorno fa quando ero a San Jose De Jachal,davanti a una bella bisteccona fatta sulla brace e al sangue, che bontà per i miei denti e il mio palato, e per la gola… e naturalmente un litro di cerveza. Ho proprio gustato quella cena, la desideravo.
Il viaggio nei giorni seguenti e’ stato un continuo ammirare il paesaggio, con le sue montagne, la sua pampa, le sue nuvole, il caldo che si faceva sentire sempre più man mano che scendevo di quota… e naturalmente anche le centinaia di zanzare… che spinosa compagnia.
In questi ultimi giorni ho fatto 270 km e quasi 3000 m di dislivello raggiungendo un passo a 2700 m di quota (che fresco). Ho passato un luogo ventosissimo dove il paese si chiama forse non a caso Rodeo. Si trova su un lago tra montagne aride, e’ una zona molto famosa per questo fortissimo vento presente tutto l’anno e che richiama tantissimi appassionati di windsurf di tutta l’america ma anche dall’Europa. Qui si fanno anche gare importanti. Ma mi sono permesso anche il lusso di fermarmi 2 ore in una zona termale, acque calde sulfuree. Me la sono proprio presa con calma, nel dignitoso albergo di Las Florens. Per 10 pesos meno di 3 euro ho preso un grande asciugamano e mi sono immerso nella piccola vasca di acqua calda. L’albergo ha delle piccole vasche dove si può stare tranquillamente soli immersi a coccolarsi. Mi sono proprio cotto dal caldo, ma si sono sentito proprio riordinato e pulito anche se dopo ho rimesso tutta la roba sporca puzzolente e sudata che non vede acqua e sapone dall’Italia.
Riprendere a pedalare e’ stato un dramma, per un momento all’interno delle terme avevo dimenticato l’ambiente arido e selvaggio dell’esterno che mi aveva avvolto per settimane, ma comunque lentamente, chino, con le labbra protette dalla crema ho fatto 82 km e 1200 m di dislivello per arrivare nella piazza di un piccolissimo villaggio. Nuvole base e nere presagivano un brutto futuro di li a poco. Uno squallido “comedor” mi attendeva. All’interno una tv accesa a tutto volume. Mi faccio preparare dei panini con della carne e una signora molto gentile me li serve accompagnati da dei tubetti di salse con il contorno secco e vecchio. I panini caldi con la carne fumante sono veramente buoni.Di li a poco arrivano alcuni motociclisti fradici e infreddoliti. Sono 3 argentini e un giapponese. Facciamo un tavolo unico e ci raccontiamo le nostre avventure. E’ un bel momento che va condiviso con bottiglie di birra fresca. Sono le 23:30 e non abbiamo ancora cercato un posto per dormire. Io non ho tanta voglia di piantare la tenda come neppure loro e ancora una volta la signora ci suggerisce un ottimo posto in casa privata da conoscenti. Una casa bassa ma molto grande e pulita, ci siamo sentiti a nostro agio e chiacchierando e sorseggiando “mate” e caffé ci siamo coricati dopo le 01:30.
23 febbraio
Il mattino dopo ognuno riprendeva il proprio destino affrontando la strada in senso opposto.
Anche questa e’ stata una grande giornata impegnativa, incomincio subito con 45 km di salita, lenta, lenta, non e’ una pedalata, e’ come un camminare sulla luna. Mi guardo intorno e assaporo questa immensità che mi da pace. Per qualcuno forse e’ troppo. Arrivato al passo la soddisfazione della discesa anch’essa interminabile. Verso sera come il solito il cielo si copre e la minaccia della pioggia e’ sempre presente. Arrivo in prossimità di un vecchio casolare riparato da grandi alberi verdissimi che fanno da scudo. Ci sono dei recinti di legno in fianco galline e piccoli maiali corrono qua e là. Scorgo un piccolo uomo con in testa un cappello bianco che spinge una carriola con 2 grossi secchi d’acqua sopra. Sono indeciso, guardo avanti.. nulla… solo vento, guardo in alto…. Nulla…. Solo vento e nuvole nere. Guardo il contachilometri….81 km…. Sono abbastanza mi dico. Chiedo se si può dormire qui. Mi risponde di si. E’ una persona riservata, decisa, e sicura. Mi fa vedere il posto, un salone all’interno della casa dove io posso sdraiarmi. Ma metterò la tenda perchè la casa e’ invasa dalle zanzare. Mi dice: sistemati io vado a farmi il bagno. Gironzolo e curioso per casa. Poche cose, qualche foto, poco anche il cibo e qualche piatto. Non c’e’ luce e non c’e acqua. L’acqua la prende dal piccolo ruscello che viene dalla montagna e passa in questa piccola oasi. E’ potabile. Un frigo vecchio e’ semiaperto ed e’ usato come scaffale, intravedo un fodero, lo prendo in mano, pesa molto…. E’ una pistola piccola di dimensioni ma sicuramente vera.
Si presenta fresco e pulito con camicia di jeans. Lui solitamente la sera non mangia o beve latte
Io preparo una zuppa con il mio fornello. Una crema di lenticchie e aggiungo della pasta. E lo invito a mangiare assieme. Mi prepara 2 uova e mi serve del vino bianco. Si chiama Jose’ e ha 56 anni, vive qui e lavora per un padrone. E’ una persona colta che conosce molte cose e non parla in maniera banale. Mi parla della situazione che si vive in Argentina e di come si comportano i governanti, la polizia e della mentalità argentina. Oramai nelle grosse città non esiste più vergogna ne’ di umiliare né di rubare. Tutto e’ privatizzato. Le grosse aziende e imprese tirano più soldi possibili e quando hanno riempito la borsa, via che spariscono. Vedi anche quello che e’ successo da noi con i fondi Argentini!
Lui guadagna 150 dollari al mese, “lavoro per vivere”, il padrone ha un negozio e abita a San Juan, lo usa per allevare i maiali. Tutta la struttura e’ fatiscente e ci sarà finché non cadrà per conto suo.
Nel frattempo e’ un investimento per il padrone e cerca di far più soldi possibile. Ci sono una trentina di maiali tra piccoli e i grossi e vengono venduti per 300 dollari l’uno.
Mentre mi racconta, nella casa tante mosche e solamente la luce tenue di una candela illumina i nostri profili. Lui e’ sereno e molto gentile, con movimenti lenti mi prepara ancora del caffé e sorridendo e guardandomi negli occhi mi dice: “Semo indios con la computadora e il celular”.
Sono parole che mi colpiscono profondamente, dette così proprio da lui che ha coscienza della sua situazione.
24 febbraio
Questa mattina siamo svegli da presto e io e Jose,a tavola, come se ci conoscessimo da tanto tempo come se fossimo vecchi amici. Ridiamo per come io colo il caffé usando il mio berretto perché in casa non c’è il colino. Una stretta di mano molto forte fatta con tutte le 4 mani intensifica il ricordo di quel giorno e via verso la conclusione del mio viaggio.
Ancora piccole salite, ma oramai so che dovrò abbassarmi di quota fino a circa 700 m di quota.
Sono veramente contento che sia finita questa mia avventura, mi guardo attorno in continuazione e sento il sapore di casa.
Sono arrivato a San Jose, prenderò un autobus nei prossimi giorni per arrivare a Buens Aires.
"Sono felice di avere fatto questa grande avventura che ha soddisfatto la mia natura animalesca e esaltato le mie qualità e nello stesso tempo sono felice di ritornare a casa dalla mia compagna perchè ho il grande compito di far conoscere la grande avventura della vita ai miei figli".
Naturaid Argentina 2008 news n°15
I nostri complimenti
Lo staff Naturaid
Una grande impresa, una grande avventura, un grande viaggio, Maurizio ci ha regalato delle intense emozioni, reali in diretta. Lo abbiamo seguito abbiamo abbandonando il nostro quotidiano, la nostra realtà
(già ora ci manca qualche cosa), ci siamo sentiti per un mese partecipi delle sue fatiche e alle sue impressioni; eravamo con lui. E’ stata una bella esperienza anche per noi.
Ancora una volta Maurizio ha dimostrato, e lui ne e’ la prova lampante, che l’essere umano non e’ un superman, ma possiede delle qualità straordinarie, grandiose. Ognuno di noi le custodisce all’interno e solamente un forte desiderio di raggiungere il proprio e di conoscerlo le fa uscire, portare alla luce.
Maurizio ha conosciuto il proprio limite, lo ha superato, lo ha rispettato, lo ha accettato, non ha mai sottovalutato la propria forza interiore o esaltata da perderne l’umiltà.
Lui ha dimostrato che l’uomo normale può. Un’avventura estrema che lui ha affrontato da solo con grande
determinazione riuscendo ad attraversare con le sole proprie forze ed energie senza aiuti esterni, portando con se tutta l’alimentazione necessaria e un carico di 20 litri d’acqua, una parte molto difficile
Della Cordigliera Andina Argentina nell’arida provincia di Catamarca dove nulla si trova. Solamente la forza della natura. Circa 800 km in 12 giorni, pedalando quasi sempre oltre i 4000 m fino a 4800 m di altitudine, con temperature oltre i meno 10 gradi e forti venti provenienti da Sud. Solamente per circa 250 km e’ sceso a 3500 m per pedalare tra i difficili salar e piste di sabbia e argilla, poco marcate e a volte invisibili tra vulcani e colate di lava. Primo biker in assoluto a compiere e riuscire in questo progetto.
Non e’ riuscito a completare l’ascesa dell’Oias Del Salados di 6880, ma e’ arrivato a 6600 m per poi scendere con la bici da 6000 m.
-Maurizio ci ha detto: “Non e’ successo nulla, non importa, io sono ancora qua e la montagna e’ li che aspetta. Chissà forse un giorno….Non raggiungere la cima non mi ha privato di nulla, mi ha reso più consapevole e sicuro” -.
L’avventura estrema si e’ poi trasformata in un viaggio tra i paesaggi di bassa quota, i piccoli villaggi, le popolazioni, un rapporto con la cultura Argentina.
27 giorni di bici, 1900 km percorsi, 20.000 m di dislivello in salita, 21.000 m di dislivello in discesa, quota massima raggiunta a piedi 6600 m, quota massima raggiunta in bici 6000 m, consumate 55 buste di cibo disidratato e carne essiccata. 8 kg di peso corporeo perso.
Maurizio, e’ stata una bella avventura anche per noi, grazie per questo regalo.
Ti aspettiamo presto per la grande grigliata: “pane carasau, maloreddus, pesce, porceddu, e il vino cannonau” sono quasi pronti”.
I tuoi amici dello Staff Naturaid
Non hai mai paura quando affronti queste esperienze estreme?
Forse una volta, intendo quando ho incominciato a fare un certo tipo di viaggi pericolosi, la spavalderia da giovane mi faceva credere di essere invulnerabile, invincibile. Ora le cose sono cambiate: sono cosciente del pericolo e delle difficoltà, ho un buon rapporto con la paura, solamente i pazzi non hanno paura, ma è meglio chiamarla coscienza. Qualche volta ho avuto paura, ma sicuramente il mio allenamento, capacità di adattamento ed esperienza mi fanno alzare i limiti che altri non conoscono e posso risolvere situazioni critiche senza entrare in panico.
Conosci già le piste che percorrerai?
No, non le conosco, da molto tempo cerco piccole informazioni delle varie zone che attraverserò, a grandi linee ho tracciato una via immaginaria, poi sul posto man mano che avanzerò sulle piste cerchèrò di trovare più informazioni possibili, diventa come un’esplorazione partendo dal nulla. Farò una zona di alta quota poco conosciuta e so che dovrò affrontare zone altamente desertiche con pochissime popolazioni, ma so anche che i paesaggi saranno magnifici. Poi durante il viaggio, se le condizioni meteo e mie, lo permetteranno, cercherò di scalare alcuni vulcani oltre i 6500 m di altezza.
Ma il tuo obiettivo ambizioso è scendere dall’Aconcagua con la bici?
Si, è un sogno che ho da moltissimi anni, da quando ho incominciato a salire i punti più alti del pianeta in Asia e Sud America, pedalando con la MTB. Questa volta cercherò di portarla su e di scendere dal ghiaione della parete Nord-Overs del Cerro Aconcagua. Purtroppo per salire questa montagna sono richiesti dei permessi e per la MTB le restrizioni sono notevoli. Ma so di uno svizzero e un argentino che diversi anni fa sono riusciti a salire e poi scendere in sella e io spero che lo diano anche ad un italiano.
Ti auguriamo Maurizio che non sia solamente un sogno e possa realizzarsi. In bocca al lupo.
Grazie, crepi. Anche se rimanesse un sogno, lo sognerò con piacere immaginando di sentire il ghiaione sotto le ruote.
Ciao a tutti Mauri