COLORADO TRAIL RACE "CTR"
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"IL MOSTRO"
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START DURANGO partenza 28 luglio 2019 ore 4:00 (Italia 12:00)
Distanza: 900 km Dislivello: 21.000 m+ Quota max: 4000 m
Difficoltà da 1 a 10: 9
3 Settembre 2019
IL MOSTRO: Colorado Trail Race. La gara più dura al mondo.
Da Durango a Denver attraversamento di tutta la catena montuosa di alta quota con tratti innevati, mediamente oltre i 3000 m con punte oltre i 4000 m di altitudine.
900 km totali con oltre 700 km di single track estremamente tecnici e pericolosi.
23.000 m di dislivello totale.
18esimo assoluto
75 partenti
34 ritirati.
Il più vecchio arrivato prima di Maurizio aveva 41 anni (lui ne ha 56).
Contrattempi:
un copertone tagliato,
5 forature,
una scarpa con suola strappata, cambiata in una piccola cittadina dopo 2 giorni di camminata.
Tempo impiegato 6 giorni 2 ore e 30 min.
COLORADO TRAIL RACE
INTERVISTA A MAURIZIO DORO DI NELLO MORANDI PER L'ADIGE TRENTINO:
Kurt Refsnider, il più grande campione di questo genere di gare, lo ha aspettato al traguardo per complimentarsi. Stupito anche dal fatto di non aver mai visto uno così vecchio portare a termine la “Colorado Trail”, quasi 900 chilomentri tra Durango e Denver che, con 25 mila metri di dislivello da superare possibilmente in sella alla bici, è la competizione più dura e difficile del mondo.
Per Maurizio Doro, 56 anni, arcense trasferito in Sardegna, queste cose sono secondarie, anche se fanno piacere.
“Ma non per il piazzamento – ribadisce – anche se, con un po' più di fortuna, se non rompevo le scarpe, se non bucavo 5 volte e se non commettevo qualche piccolo errore, sarei potuto arrivare nei primi 10 invece che 18°. Ho chiuso in 6 giorni, 2 ore e 30 minuti e avrei potuto arrivare sotto i 6 giorni. Ma io da queste avventure voglio portare a casa prima di tutto emozioni, non risultati”.
Obiettivo raggiunto?
“Eccome. Ho visto paesaggi splendidi, selvaggi e, a parte qualche villaggio, completamente deserti. Tieni conto che il percorso che dovevamo seguire si snodava attorno ai 3.500 mila metri di quota e con una punta massima di oltre 4 mila metri”.
Tutte condizioni che in Sardegna, dove ti sei allenato, non hai certo potuto ricreare...
“Infatti, in questo periodo c'erano 40°, quindi uscivo in bici o a piedi prima dell'alba, ho fatto il possibile, insomma...”
E ti è servito?
“Non lo so. Mi è servito, e di quello ne sono sicuro, il piacere che provo ancora nel cercare di sublimare la fatica, di mettermi alla prova e di gustare, e documentare, queste esperienze, ho fatto foto e un film che pubblicherò prossimamente. Io non sono un uomo da gare, non lo sono mai stato. Vincere o perdere da questo o quello non mi da emozioni. Mi diverto a misurarmi, a porre più in alto l'asticella che ho dentro e a farlo in completa solitudine, anche se non sono più un fanatico della preparazione come un tempo. Da quando è nata mia figlia ho altri impegni: la casa, l' orto, seguire i miei ragazzi a scuola e negli sport che praticano – Andrea è nella rappresentativa giovanile sarda di pallanuoto, Greta fa atletica – e quindi non sono più così devoto alle tabelle, anche se la voglia di andare oltre è ancora intatta. Diciamo che sono un vero Naturaider, un poeta dell'estremo. Se vedo un bel paesaggio mi fermo e lo fotografo, faccio dei filmati che poi monto per documentare la mia avventura e non voglio perdere tutto questo per arrivare un po' prima, per pigiare come un matto sui pedali e basta. Tra l'altro non sono nemmeno un fanatico della bici, per me è sempre stata solo un mezzo”.
E non è pericoloso?
“Sì, se fai le cose senza testa e senza esperienza. Lungo il percorso della Colorado Trail c'erano tratti difficili che bisogna affrontare con la necessaria cautela. Quest'anno che si partiva da Durango (Durango e Denver si alternano di anno in anno nel fungere da sede di partenza o di arrivo, ndr) c'era subito un'impennata ripidissima dove non si poteva pedalare. Come dire partire da Riva e salire verso la Rocchetta e oltre spingendo la bici. Poi si passa sull'orlo di burroni profondi e inoltre bisogna stare attenti agli animali, si possono incontrare puma, orsi, – che a me non è capitato di incontrare – ma il più pericoloso, dicono gli indigeni, è l'alce. Io ne ho incontrata una in una radura e mi sono prontamente fermato. L'animale, grande e grosso più di un cavallo, mi ha fissato a lungo poi si è seduto nell'erba e io, pur sentendomi osservato, l'ho aggirato lasciando la zona il più in fretta possibile. Non ho visto invece serpenti come mi è successo in Arizona dove ha visto un sacco di crotali”.
Ma se, sperduti in questo pur bellissimo nulla, vi succede un incidente vi rivolgete alla Madonna o c'è la possibilità di essere soccorsi?
“No, c'è un sito dove si può seguire la gara in diretta grazie a una apparecchiatura che si chiama trackleaders. Ogni concorrente ha una specie di trasmettitore che segnala ogni suo passo e quindi siamo sempre monitorati”.
La gara dura 5-6 giorni... e dormire?
“Dura 5-6 giorni per i migliori, ma c'è chi arriva dopo dieci o più...per quanto riguarda il sonno io avrò dormito per 11-12 ore complessivamente, mentre Kurt, il vincitore, ha dormito 7 ore in tutto. Mi ha raccontato che quando era sfinito si fermava, dormiva vestito e dopo un'ora ripartiva. Tieni presente che lui, prima di vincerla, si è ritirato 4 volte. Io invece ero all'esordio e sono arrivano al traguardo di Denver in sella. Ma ero talmente stanco che mi sono dimenticato di esporre la bandiera sarda, come ho fatto nel punto più alto, in onore dei miei figli che sono sardi per nascita e carattere”.
Ora che hai fatto la più difficile, hai placato la tua sete d'avventura?
“Pensavo di terminare con le gare di livello, ma in America mi hanno convinto, probabilmente farò anche la terza gara americana, in maniera da conquistare il Triple Crow, come lo chiamano loro. E' il Tour Divide, che si snoda tra il Canada e il Messico, ma non è così selvaggia e tecnica come le prime due. Ci sono molti chilometri veloci e pedalabili, ti consigliano di dotarti di protesi al manubrio, non è propriamente il mio genere, insomma, però voglio provarla finchè, nonostante l'età, mi resta dentro questa voglia di avventura”.
La Vita è un’Avventura, ma anche un Cin Cin.
Ciao Mauri